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Dai sei ori olimpici all'ingresso in Forza Italia. Vezzali: "Valori liberisti, atlantisti e europeisti"

L'ex campionessa di scherma è sottosegretario allo Sport con Draghi

Dai sei ori olimpici all'ingresso in Forza Italia. Vezzali: "Valori liberisti, atlantisti e europeisti"

Non si vive solo di medaglie. Sortita dalle pedane che erano il suo regno, Valentina Vezzali non abdica mai al sacro fuoco: non conosce la parola passo indietro. Semmai sempre avanti. Ed anche stavolta si è presentata subito con la spavalderia di un D'Artagnan politico. «Forza Italia eccomi, ci sto, vengo con voi». Oggi ha 48 anni, ha smesso con la scherma nel 2016 dopo aver dotato il pedigrèe di un record di medaglie, ma la guida sempre un fuoco interiore, divorante.

Non le basta essersi già guadagnata l'alveo degli immortali: nello sport ovviamente, non certo in politica. Lei magari correggerebbe: non ancora. Forse non ha più le fosse scavate del viso: in pedana e fioretto in mano il segno del potere, l'indice di forma. Più il viso era scavato, più Valentina rischiava di essere grande. Ora alterna sorrisi a momenti di tensione perché la gara è diversa e così i metodi di ingaggio. Nemmeno i gesti sono più consoni a quelli dell'atleta. Ogni tanto frena l'impeto. In pedana mai. In politica partì con Mario Monti. Poi ci fu il memorabile duetto con Berlusconi, allora Presidente del consiglio, che le valse una sorta di immortalità sui generis. Non in pedana, ma nel salotto di Porta a Porta nel 2008 quando ammise tra l'ironico e il divertito. «Presidente da lei mi farei toccare». Valentina pensava al fioretto e noi tutti, invece, chissà

Certo è che anche politicamente la Vezzali è la ragazza che non vorresti mai avere per compagna di banco: non ti lascerebbe in pace. Nemmeno per compagna di giochi: ti sbranerebbe pur di vincere. Non la vorresti per nemica. Ma, come amica, avresti difficoltà a capirla. Dunque in politica ci sta bene: lo ha dimostrato tornando in corsa, reggendo il segretariato dello sport che, finalmente, è stato messo fra le mani di uno sportivo anche se i rapporti con il presidente del Coni non sono sempre idilliaci. Però qualcosa ha costruito, qualcosa è migliorato. Così ieri si è rimessa in guardia. E pronunciato il suo atto di fede: «Sono a disposizione di un partito che sa dare spazio alle donne e ai giovani, investendo risorse ed energie nelle pari opportunità, nella istruzione e nella formazione. Forza Italia sa declinare i principi del liberismo, dell'europeismo, e dell'atlantismo e sono orgogliosa e pronta a contribuire con la mia esperienza sportiva, di esponente politico, di rappresentante delle istituzioni ma soprattutto di madre e di donna». Appunto lei mamma ogni tanto si ritrova con i figli che la reclamano e le spengono il cellulare. Adesso tocca a noi, le dicono. E si adegua. Come tutti i politici ogni tanto dimentica di aver promesso interviste. Peccato perché da sportiva era più attenta. Però la Vezzali se fosse nel calcio sarebbe Inzaghi: pervasa dal sacro fuoco del gol. Se fosse musicista sarebbe Mozart: sublime ma talvolta inspiegabile. Le sue compagne di fioretto potrebbero raccontare.

Se cantasse, avrebbe la classe di Barbara Streisand e la follia di Loredana Bertè. Dentro di lei c'è la campionessa che non molla e l'essere umano con le sue ambizioni. Poi ti racconta: «Lo sport unisce e non divide». Soprattutto quando vinci.

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