La crisi energetica non sembra risparmiare nessun settore economico e, se non si interviene in modo incisivo per contrastare l'aumento delle bollette, presto assisteremo a uno tsunami che colpirà il mondo produttivo italiano con gravi conseguenze occupazionali e sociali sulle famiglie. Da mesi le principali associazioni di categoria lanciano l'allarme su una situazione sempre più difficile che è precipitata negli ultimi giorni dopo l'annuncio della Russia di uno stop al gasdotto Nord Stream la prossima settimana per «manutenzione» e al timore che non riaprirà lasciando l'Europa senza gas.
Si avvicina così una stangata in autunno per le famiglie italiane e, secondo il Codacons, ci sarà una media di 711 euro di rincari dovuti agli aumenti dei prezzi e delle tariffe energetiche. Al rientro dalle vacanze estive, la spesa costerà il 10% in più e una famiglia di quattro persone spenderà in media 172 euro con un incremento di 16 euro rispetto al 2021.
Il carburante segna invece un più 16% per il diesel e un più 6% per la benzina con il risultato che un pieno costa circa 87 euro e, se il 20 settembre non dovesse essere rinnovato il taglio delle accise sui carburanti, i prezzi schizzerebbero sopra i 2 euro al litro.
Il rischio di un ulteriore aumento delle bollette a ottobre è sempre più concreto con un più 15% per la luce e un più 20% per il gas portando a un incremento complessivo nel 2022 di 965 euro a famiglia a cui aggiungere il «caro scuola» con rincari medi del 7% per il corredo scolastico. Un allarme lanciato anche da Confesercenti che ha calcolato le piccole imprese di turismo e terziario si troveranno a pagare nei prossimi mesi una maxi-bolletta da 11 miliardi di euro, 8 in più dei dodici mesi precedenti rischiando di provocare la chiusura di 90mila attività. Tra i settori più colpiti ci sono il comparto della ristorazione con un incremento di 2 miliardi dallo scorso anno, i bar con un aumento di 1 miliardo di euro e i negozi di vicinato.
Ancor più drammatici i dati diffusi qualche giorno fa da Confcommercio, per cui l'impennata dei prezzi delle materie prime energetiche «mette a rischio da qui ai primi sei mesi del 2023 circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro».
Cifre preoccupanti, anche perché si tratta di settori già duramente colpiti dalla pandemia che iniziavano a riprendersi dopo due anni difficili e a cui il caro energia rischia di dare il colpo di grazia. L'impennata del costo delle bollette non risparmia nemmeno il settore dell'agricoltura, come avverte Coldiretti: «I rincari dell'energia a famiglie e imprese mettono a rischio una filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale». Un settore che dà lavoro a 4 milioni di addetti dislocati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
Giova ricordare che quando il mondo produttivo, non riesce più a sostenere il peso dei costi, li «riversa» sui consumatori (ovvero sui cittadini), aumentando i prezzi dei prodotti. Questa scelta, però, da un lato aumenta la corsa dell'inflazione e dall'altro apre al rischio di un crollo dei consumi per i beni non di prima necessità.
Tutto questo con una potenziale ricaduta sul Pil del nostro Paese, che rischia, insieme alla recessione, la chiusura di parte delle imprese, degli esercizi commerciali e quindi un crollo occupazionale. Una spirale pericolosa per la nostra economia che è necessario interrompere quanto prima.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.