Dalle Alpi al Sud, ecco l'effetto domino

Piemonte e Liguria scalpitano e il Mezzogiorno vuole recuperare il ritardo

Dalle Alpi al Sud, ecco l'effetto domino

Sarà il risveglio dei campanili, con tutti gli Strapaese d'Italia che improvvisamente escono dal torpore. Sarà il fattore «condizionamento», oppure un semplice calcolo politico, dato il consenso popolare che il referendum ha riscosso in Lombardia e Veneto. Ma fatto sta che ora l'autonomia «tira». Da Nord a Sud. E rischia di mettere in difficoltà il governo, guidato da un Pd che sul tema oscilla tra lo snobismo distaccato e l'ansia di rincorrere il centrodestra.

La pattuglia degli altri «autonomisti» al momento è guidata dall'Emilia-Romagna. Il governatore dem Stefano Bonaccini, mercoledì scorso ha firmato a Palazzo Chigi con il premier Paolo Gentiloni una dichiarazione d'intenti per l'avvio del percorso dell'autonomia, ai sensi del «famoso» articolo 116 della Costituzione. Che permette alle regioni di contrattare con il governo maggiori competenze. Si è detto pronto a seguire questa strada Michele Emiliano, presidente della Puglia. Il masaniello barese, all'indomani del referendum catalano, si era così espresso: «Chiederò la stessa autonomia di Lombardia e Veneto, il Sud non può pensare di farsi mantenere per sempre». Così l'effetto domino travolge anche la Campania. Il capo dell'opposizione di centrodestra in consiglio regionale, l'azzurro Stefano Caldoro, a fine settembre ha presentato una proposta di legge per il «referendum consultivo» su maggiori forme di autonomia. Ma senza cancellare il fondo perequativo che impedisce a Milano e Venezia di incassare il residuo fiscale. L'autonomismo campano si completa con l'idea di una «macroregione del Sud».

Nel Mezzogiorno ci stanno pensando anche la Basilicata, dove il tema è legato alla gestione delle royalties del petrolio, e il Molise. E il segretario della Lega Matteo Salvini ha annunciato di voler proporre l'autonomia anche per Lazio e Abruzzo. Se il Sud non è immune dal contagio, il Nord è tutto in fermento. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia, ha detto: «Siamo pronti sia alla strada del referendum che a quella della trattativa». Toti vorrebbe una «riforma costituzionale in senso federalista che parta proprio dalla maggiore richiesta di autonomia e di maggiori poteri che arriva dai veneti e dai lombardi». I leghisti hanno presentato una proposta di legge analoga in Piemonte. E ieri il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Gilberto Pichetto ha riproposto la questione: «Chiamparino apra un confronto con il governo per ottenere maggiore autonomia». Nella regione c'è il problema dei Comuni della zona del Verbano-Cusio-Ossola e del Novarese che vogliono traslocare armi e bagagli nella confinante Lombardia.

E non solo in Piemonte, l'autonomia regionale potrebbe servire a contenere le spinte «secessioniste» interne che ci sono in varie regioni d'Italia.

Il Salento che vorrebbe staccarsi dal resto della Puglia, i Comuni campani al confine con la Basilicata che da anni ambiscono a creare la cosiddetta «Grande Lucania», la Ciociaria libera da Roma e il Friuli dalla Venezia Giulia. Senza dimenticare i sardi e il loro sogno dell'indipendenza.

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