Con la metà di una donna così, si potrebbe fare un esercito: idee chiarissime e un karma da locomotiva. È nata, o si è costruita, in maniera tale che un intero Paese potesse contare su di lei e hanno finito col farlo tutti, a partire dalla sua famiglia. Dallo zio Edoardo, al marito Filippo, passando per il figlio prediletto, Andrea, per il primogenito Carlo e per il nipote preferito, Harry. A Elisabetta è sempre stato chiesto tanto, da tutti. Sopportare pesi, usare diplomazia, elargire tolleranza. È diventata regina a soli venticinque anni, sì per la morte del padre (la terribile notizia la raggiunse in Kenya, mentre si trovava in luna di miele con Filippo), ma anche perché, di fatto, lo zio Edoardo VIII, l'uomo che non volle farsi re, abdicò nel 1936, dopo meno di un anno di regno, per poter sposare Wallis Simpson. Fu quindi lui, in un certo senso, a sistemare il peso della corona sulla testa di Elisabetta. Lui libero per il mondo con la pluridivorziata americana, lei inchiodata al suo giuramento e alla responsabilità di una Nazione. Viaggio di nozze finito, giovinezza pure.
Già, il matrimonio... Non facile vedere una moglie dentro una regina. Filippo faticava a trovare un suo ruolo e anche lui iniziò a dare filo da torcere a Elisabetta. Tra voci di flirt, scappatelle vere o presunte, viaggi di «decompressione» (girovagò a bordo dello yacht reale Britannia dal 1956 al 1957), Filippo indusse Elisabetta a pensare al divorzio sessantatrè volte. Già dalla luna di miele, la futura regina scriveva alla madre: «Filippo è terribilmente indipendente». Ma ovviamente Lilibet domò le crisi con aurei speroni e con inscalfibile compostezza. Più o meno come si trovò a fare, anni più tardi, quando un altro uomo, il suo primogenito Carlo, saccheggiò un altro po' della sua scorta di pazienza.
Fece del matrimonio con Diana lo scempio che sappiamo in termini di crisi, sofferenza, gossip, tradimenti. E anni più tardi, dopo la morte di Lady D, volle sposare quella che allora era la donna dello scandalo per tutta l'Inghilterra: Camilla Parker Bowles. Per tacere dei soldi alla fondazione di Carlo dalla famiglia Bin Laden. Poi è stato il turno di Harry. Harry e le sue nozze con l'attrice americana, di colore e divorziata, Meghan Markle. La certosina strategia con la quale la donna ha allontanato il nipote prediletto della regina dalla sua famiglia, dalla Corona e dall'Inghilterra tutta (i due ormai vivono in California) è stata soprannominata «Megxit» per scimmiottare il termine Brexit con cui il Paese si è staccato dal resto d'Europa. La regina ha usato termini accomodanti, ha tentato di pacificare, riavvicinare, sopportare.
Anche quando da parte di Meghan sono state sollevate accuse pesanti nei confronti dei Windsor. Anche quando Harry, nella disputa, ha dimostrato di scegliere sua moglie.
E poi Andrea, il divorzio da Sarah Ferguson prima e il terribile scandalo sessuale legato al caso Epstein che lo ha visto coinvolto, dopo. E lei sempre lì. Granitica, tra i suoi quadri e i suoi cani a sopportare e ad aspettare che il tempo minasse l'audacia della sua irrequieta famiglia.
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