T. di 16 anni sarà indennizzato dallo Stato per i danni permanenti di una trombocitemia autoimmune provocati da una dose di vaccino anti Covid. E avrà diritto a 750euro al mese per 15 anni.
L'indennizzo, stabilito sulla base di tabelle sanitarie, è supportato da una relazione inattaccabile, quella di un ente sanitario pubblico, il Dipartimento militare di medicina legale di La Spezia, che ha riconosciuto il nesso causale tra la vaccinazione e la trombocitemia autoimmune riportata dal ragazzo a distanza di poche settimane dalla somministrazione di una dose di Moderna. Secondo i tecnici infatti, la patologia riportata dal giovane è «una reazione avversa grave potenzialmente innescata dalla procedura stessa anche se come fattore concausale in soggetto fino ad allora perfettamente sano» e pertanto «il danno è ascrivibile alla ottava categoria della tabella A allegata al Dpr 30 dicembre 1981 n 834» per «menomazione permanente dell'integrità psicofisica».
La vicenda, resa nota dal Codacons l'associazione che assiste legalmente il ragazzo pur da sempre dichiaratasi favorevole al vaccino, ha allo stesso tempo avviato diverse iniziative legali affinché tutti i cittadini danneggiati dalle inoculazioni potessero ottenere gli indennizzi cui hanno diritto in base alle legge 210/92 secondo cui «chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato».
Nel caso di T. il nesso sembra appurato senza ombra di dubbio e la procedura di indennizzo scontata. Se invece il ministero sollevasse obiezioni «siamo pronti ad andare in causa», dichiara Cristina Adducci, avvocato che per Codacons ha seguito la vicenda del giovane, a cui seguiranno contestazioni di altre centinaia di casi seri selezionati tra le 5mila segnalazioni di eventi avversi più o meno gravi arrivati all'associazione.
La storia di T. e del suo calvario, parte da lontano. Lui si era già infettato in modo asintomatico durante la prima ondata e ha aspettato un anno prima di decidersi a fare una dose di vaccino e solo per ottenere il green pass. Ma dopo un mese dall'inoculazione, si sente male: ematoma esteso sul braccio destro e sul collo, «bolle» di sangue sul palato, sulla lingua e nelle guance interne. Una condizione che richiede l'immediato ricovero a causa del crollo delle piastrine nel sangue (1000/mm3 su un valore minimo di 150mila).
T. esce dall'ospedale dopo un mese trascorso nel reparto di Oncoematologia pediatrica dell'Aoup «Santa Chiara» di Pisa, con una diagnosi accertata di piastrinopenia autoimmune. Un patologia sospetta, tanto che i medici segnalano all'Aifa il numero del lotto del vaccino effettuato per accertare una correlazione con la malattia.
Ma il calvario di T. non finisce qui.
Dopo le dimissioni a Pisa, i valori rimangono alterati e un secondo consulto, questa volta al Reparto di Oncoematologia dell'Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova, conferma, dopo analisi genetiche e immunologiche, la diagnosi di «Itp persistente».
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