"Dazi, un attacco al Made in Italy"

I timori di Mattarella. Giorgetti: "I balzelli Usa sono un'arma destabilizzante"

"Dazi, un attacco al Made in Italy"
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Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri hanno lanciato un nuovo allarme sulle politiche protezionistiche, evidente il riferimento agli Usa. «È un periodo anche di guerre commerciali e finanziarie decisamente aggressive attraverso l'utilizzo di dazi e criptovalute, strumenti usati come delle vere e proprie armi economiche in grado di ridefinire gli equilibri e le dinamiche finanziarie e commerciali globali, ma che stanno anche influenzando profondamente la politica mondiale», ha detto Giorgetti, intervenuto al giuramento degli Allievi ufficiali della Guardia di Finanza a Bergamo.

Secondo il ministro, l'imposizione di dazi «non è più solo una misura per difendere l'economia nazionale e regolare le relazioni commerciali tra Paesi, ma una vera e propria leva che condiziona le politiche internazionali». Se applicati in modo strategico, ha aggiunto, «possono alterare gli scambi globali, influenzare alleanze politiche e ridisegnare gli assetti geopolitici». Un altro tema centrale toccato da Giorgetti è quello delle criptovalute: che «stanno emergendo come una forza economica per certi versi dirompente». La loro capacità di operare al di fuori dei tradizionali circuiti bancari e di sfidare la centralità delle valute sovrane, ha sottolineato, «sta portando a nuove forme di indipendenza economica». Tuttavia, ha avvertito il ministro, «la crescente diffusione delle monete digitali mette sotto pressione i tradizionali meccanismi di controllo economico e politico, aprendo nuove frontiere per gli scambi finanziari, ma anche per finanziare attività che non sempre sono lecite». Occorre, pertanto, vigilare perché «tariffe doganali e monete virtuali, in modo diverso ma altrettanto efficace, sono mezzi che condizionano non solo l'economia ma anche la politica internazionale».

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto al 44simo Forum della cultura dell'olio e del vino della Fondazione italiana Sommelier a Roma, ha espresso analoghe preoccupazioni. «Nuove nubi sembrano addensarsi all'orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, che danneggerebbero in modo importante settori di eccellenza come quelli del vino e dell'olio», ha rimarcato ricordando che «nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto», mentre «i mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace». Una sollecitazione raccolta da Coldiretti che ha evidenziato come in un momento in cui il valore dell'Italian sounding ha superato i 120 miliardi di euro, il fenomeno dei falsi prodotti italiani colpisce, seppur in misura diversa, tutti i prodotti, a partire da quelli a denominazione di origine, e riguarda soprattutto i Paesi ricchi, con in testa gli Usa, dove la produzione di "tarocchi" ha superato i 40 miliardi in valore. Un business che potrebbe trovare una ulteriore spinta proprio dall'eventuale imposizione di dazi. «Il futuro non si costruisce vivendo di nostalgie», ha proseguito il capo dello Stato elogiando il dinamismo delle imprese italiane nel mercato globale.

A questo proposito la Cgia di Mestre ha specificato che se gli

Usa, dopo acciaio e alluminio, dovessero alzare barriere commerciali su altri beni, le regioni meridionali sarebbero le più colpite, data la bassa diversificazione del loro export, in particolare Sardegna, Molise e Sicilia.

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