
Bruxelles starebbe preparando la sua rappresaglia ai dazi annunciati da Donald Trump "senza linee rosse", ovvero senza limiti. Tra le ipotesi al vaglio della Commissione Ue ci sarebbe infatti anche il cosiddetto strumento anti-coercizione per la sicurezza economica, che consente di chiudere il mercato Ue a determinati beni e servizi e anche di impedire ad aziende statunitensi di partecipare a concorsi di licitazione pubblica o a progetti finanziati con il bilancio comunitario.
L'indiscrezione è stata rilanciata ieri dal quotidiano spagnolo, El Pais, citando qualificate fonti comunitarie. Secondo le quali, nelle varie capitali europee ci sono perplessità sull'andare oltre una risposta simmetrica in materia di tariffe. Parigi, Roma o Dublino, che temono i dazi sul vino e sul whisky, hanno chiesto a Bruxelles più tempo per negoziare con Washington e per modulare la risposta. La Commissione europea, che continua ad assicurare che negozierà con Trump fino alla fine, ha offerto alcune concessioni, come abbassare le tariffe sui beni industriali, promuovere alcune importazioni e arrivare ad accordi per aumentare il flusso verso il Vecchio Continente di gas liquefatto statunitense. Oggi la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Teresa Ribera volerà a Washington per una missione istituzionale di quattro giorni, la prima negli Stati Uniti dall'inizio del suo mandato. Trump sta valutando se imporre tariffe personalizzate per i partner commerciali degli Usa o se optare per dazi universali del 20%, che colpirebbero tutti i Paesi che hanno scambi commerciali con l'America. L'inquilino della Casa Bianca ha smorzato le speculazioni secondo cui le tariffe avrebbero colpito solo un numero ristretto di Stati, affermando che "si inizia con tutti i Paesi, poi vedremo cosa succede". Al contempo, sta valutando l'applicazione di sovrattasse sul petrolio russo, nel caso in cui non venga raggiunto un accordo per il cessate il fuoco in Ucraina, e ha annunciato possibili "bombardamenti" e "dazi secondari" nei confronti dell'Iran.
Intanto, il Liberation Day di domani fa già tremare le Borse. La maglia nera è purtroppo andata a Piazza Affari con il FtseMib che ha lasciato sul terreno l'1,77% mandando in fumo 16,43 miliardi. Lo stoxx 600, l'indice azionario che raccoglie 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee, ha registrato un calo dell'1,5%, perdendo 245 miliardi di capitalizzazione. Termina in ribasso il Dax di Francoforte (-1,33%), nonostante il dato sull'inflazione tedesca che a marzo ha rallentato il suo passo. Giù anche il Cac di Parigi (-1,58%), l'Ibex di Madrid (-1,31%), il Ftse 100 di Londra (-0,88%) e l'Aex di Amsterdam (-0,95%). A partire in forte calo è stata anche Wall Street dove le tensioni commerciali hanno provocato un sell-off da 5.000 miliardi di dollari nelle ultime sei settimane. Nel frattempo, Goldman Sachs ha appena aumentato al 35% le possibilità di una recessione, avvertendo che i dazi potrebbero colpire duramente il commercio mondiale e far crescere l'inflazione. Goldman si aspetta che questa settimana il presidente americano annunci dazi reciproci del 15% in media per tutti i partner commerciali degli Stati Uniti, anche se le esclusioni di prodotti e Paesi potrebbero alla fine ridurre la media.
Quanto all'Italia, le proiezioni dell'ultimo Macroeconomic Bulletin di EY per l'economia tricolore indicano una crescita del Pil reale dello 0,4% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026 con una riduzione del tasso di inflazione dal 2,1% nel 2025 all'1,9% nel 2026.
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