Grande è l'animazione, nelle aree cimiteriali di Bologna e non solo. Tutto un rigirarsi, un ribaltarsi cui da settimane non si trova rimedio.
Guardate la foto qui in basso, scattata in una delle sedi sopravvissute di quel che fu Pci, Pds, Ds e infine Pd, nella sua principale roccaforte. Si noteranno, in alto, i ritratti di due dei fondatori del '21, Togliatti e Gramsci. In basso, il fondatore della Cgil, Giuseppe Di Vittorio e Giacomo Matteotti, socialista, rapito e trucidato nel '24 da un manipolo di fascisti. Qualcuno, negli ultimi giorni, sostiene di scorgere nella foto, proprio davanti alle buonanime, anche la sagoma canuta d'un fantasma. I più arditi avanzano l'ipotesi che si tratti d'un bolognese, per di più democristiano. Qualche saputone sostiene che sia stato candidato dal Pd. D'Alema ribatte: «È uno sfregio alla nostra storia». Qualche anima maligna ne spiffera persino l'ipotesi d'un nome: Pierferdinando Casini.
Amarcord, scena prima. È il Dopoguerra nell'Emilia rossa, dove ci sono vendette, armi della Resistenza appena sepolte, e i più attendono un segnale da Mosca, per tramite del primo personaggio della foto, per insorgere. Nelle scorribande giovanili verso l'Abetone, l'insegnante di lettere Tommaso Casini incontra la figlia di un maresciallo dei carabinieri di Lizzano in Belvedere, Mirella Vaie, se ne invaghisce e la sposa. Sono tempi duri ma Tommaso, assieme all'amico fraterno Gian Franco Galletti, si fa strada nella politica nonostante siano circondati dai Beppone dell'epoca. Ma sono dc altrettanto duri, scelbiani. Trasferiranno quel che verrà definito (ipse dixit) «cristallino anti-comunismo» ai rispettivi figli, Pierferdinando e Gian Luca.
Amarcord, scena seconda. Tommaso mette il figliolo Pierfi sulla scia di un potente notabile rodigino, Antonio Bisaglia, ministro delle Partecipazioni statali. Appena laureato, Pierferdinando viene assunto dalle Officine Reggiane, che nel Ventennio forgiava carri armati e ora locomotive. Quando l'Efim vende la fabbrica e si deve procedere a un dimagramento, il commissario liquidatore, avvocato Contino, spulcia i registri. «E questo dottor Casini cosa fa?», chiede. Lo cercano invano. Per undici anni, raccontano, nessuno lo ha mai visto (tanto per avvalorare la tesi del fantasma, ndr).
Amarcord, scena terza. La sagoma del giovanotto comparirà fissa alle spalle di Bisaglia, Prandini, Forlani. Nel '93 è dietro Martinazzoli, lo pressa per fare l'alleanza con Fini e Bossi. Quindi sarà sempre dietro Silvio Berlusconi fino al 2009, quando si dice che abbia riproposto, spettralmente, una sorta di Cln (con Rutelli e Fini!) per «liberare» l'Italia dal Cav. Malelingue. Molte le foto con il suo antico «gemello» politico, Marco Follini. Che dirà di lui: «Casini esprime un rassicurante vuoto di pensiero. Com'è noto a chi lo conosce, di pensieri non ne ha mai avuti molti. Io credo di avergliene prestato qualcuno, a volte buono a volte cattivo».
Casini avvalora: «Potrei parlare per ore senza dire niente, come Forlani». E poi: «Se gli altri vengono dal niente, io vengo dalla Dc e credo che la politica debba avere radici». Ora che le ha piantate in piazza Maggiore, molti i bolognesi che tremano solo al pensiero. Altri fanno scongiuri.
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