Ddl Zan, la Chiesa si batte per difendere l'essere umano

Ogni volta che la Santa Sede interviene a richiamare alcuni principi fondamentali in merito a temi oggetto di discussione nella politica o nell’opinione pubblica, subito parte l’accusa di indebita ingerenza

Ddl Zan, la Chiesa si batte per difendere l'essere umano

È prassi che, ogni qual volta la Santa Sede interviene a richiamare alcuni principi fondamentali in merito a temi oggetto di discussione nella politica o nell’opinione pubblica, subito parte l’accusa di indebita ingerenza. Fu così negli anni ’70, ai tempi del referendum sul divorzio e sull’aborto, con Paolo VI impegnato a difendere la vita, con toni pacati e rispettosi, davanti a chi urlava “L’utero è mio e me lo gestisco io”. Oggi, con il DDL Zan, l’accusa è sempre la stessa: lo Stato è laico, non confessionale. È opportuno chiarire alcuni concetti. Anzitutto, ai sensi dell’articolo 1 della Costituzione la sovranità spetta al popolo che la esercita eleggendo i membri del Parlamento.

È così, per quanto l’arte della semplificazione paia dirci il contrario. Secondo passaggio: lo Stato Italiano è laico in quanto non favorisce nessuna confessione religiosa, ma neppure la ostacola. Tutti i cittadini sono liberi di professare liberamente la religione che preferiscono. In virtù di un Concordato esistente fra lo Stato italiano e la Santa sede per regolare i rapporti fra i due Stati, la Santa Sede ha il diritto e il dovere di denunciare il pericolo che alcune norme dello Stato italiano vadano a ledere, oltre al buon senso (dico io, semmai non fosse sufficiente), anche gli accordi. In questa linea si inserisce, con toni sobri ed eleganti, la Nota Verbale n. 9212/21/RS della Segreteria di Stato. In essa si legge “La Segreteria di Stato, Sezione per i Rapporti con gli Stati, porge distinti ossequi all’Ecc.ma Ambasciata d’Italia e ha l’onore di fare riferimento al disegno di legge N. 2005, recante “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, il cui testo è stato già approvato dalla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020 ed è attualmente all’esame del Senato della Repubblica.

Al riguardo, la Segreteria di Stato rileva che alcuni contenuti dell’iniziativa legislativa - particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere” - avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario. Diverse espressioni della Sacra Scrittura, della Tradizione ecclesiale e del Magistero autentico dei Papi e dei Vescovi considerano, a molteplici effetti, la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina. Tale prospettiva è infatti garantita dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana di revisione del Concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984. Nello specifico, all’articolo 2, comma 1, si afferma che “la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”. All’articolo 2, comma 3, si afferma ancora che “è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Il Concordato stesso chiarisce che non c’è alcuna indebita intromissione fra due Stati ma un sincero e reale spirito di confronto e collaborazione che è anche un dovere. Difatti leggiamo all’art. 1 “La Repubblica Italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese.” Pertanto la Segreteria di Stato auspica che la Parte italiana possa tenere in debita considerazione le suddette argomentazioni e possa trovare, semplicemente, una diversa modulazione del testo normativo; del resto, anche molti cittadini italiani, non necessariamente cattolici, guardano con sincera preoccupazione alla libertà di espressione che appare compromessa e alla famiglia derubata della libertà educativa, unitamente ai docenti privati della libertà di insegnamento. Pur nel pieno rispetto della libertà di espressione, non si comprende chi insinua che, siccome la Chiesa non paga le tasse, non può parlare. Tali insinuazioni si sono dimostrate false e pretestuose.

A ben guardare, però, si innesca un meccanismo difficilmente comprensibile: se il Papa interviene a favore dei migranti, denuncia lo sfruttamento dei poveri, invita al rispetto della natura, tutti sono pronti al facile applauso: il Papa della modernità, che rifiuta le logiche del potere, che rende giustizia ai poveri, denuncia gli scandali, abita in una pensione e non va in ferie. La laicità dello Stato non viene scalfita. Anzi, qualcuno potrebbe proporlo per la cittadinanza italiana. Se però Francesco, il Papa, interviene a difendere l’essere umano, semplicemente in quanto tale, senza alcuna categoria ulteriore (povero, migrante, sfruttato), allora ecco la levata di scudi a difesa dello Stato laico. Non sarà che dobbiamo tutti fare un passo indietro, riflettere, studiare, approfondire, prima di muovere accuse, prima di infervorare le piazze? “Esperta di umanità, la Chiesa, lungi dal pretendere minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati, "non ha di mira che un unico scopo: continuare, sotto l’impulso dello Spirito consolatore, la stessa opera del Cristo, venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, per salvare, non per condannare, per servire, non per essere servito".

Fondata per porre fin da quaggiù le basi del regno dei cieli e non per conquistare un potere terreno, essa afferma chiaramente che i due domini sono distinti, così come sono sovrani i due poteri, ecclesiastico e civile, ciascuno nel suo ordine. Ma, vivente com’è nella storia, essa deve "scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo". In comunione con le migliori aspirazioni degli uomini e soffrendo di vederle insoddisfatte, essa desidera aiutarli a raggiungere la loro piena fioritura, e a questo fine offre loro ciò che possiede in proprio: una visione globale dell’uomo e dell’umanità”. Parole tratte dalla Populorum progressio, enciclica sociale, anno 1967. Anno dell’Osanna.

L’anno dopo, 1968, l’Humanae vitae, sulla difesa della vita umana. Dall’Osanna al Crucifige. Corsi e ricorsi storici. Nel rispetto dei diversi ruoli, la Chiesa compie il suo dovere: difendere l’essere umano. Ed è chiaro: qualunque ne sia l’orientamento sessuale.

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