A quanto pare, neppure l'exploit di Fedez basterà a smuovere i tempi parlamentari della legge Zan sull'omotransfobia.
In teoria, il testo (già approvato dalla Camera) è calendarizzato per giovedì in commissione Giustizia al Senato. In pratica, però, il leghista Ostellari, presidente della commissione che si è nominato relatore (con ampi poteri di controllo sull'iter), annuncia per «i prossimi giorni» una nuova proposta della Lega, come «contributo» per «formare un testo migliore» e «dare uno strumento di tutela più ampio». Immediata la reazione dei sostenitori della Zan, Pd in testa: così «si tiene in ostaggio il Senato», puntando a «allungare i tempi», una «trappola per far morire la legge». Tanto che sia dai dem che dai 5Stelle arriva la proposta di andare direttamente in aula a Palazzo Madama per saltare le forche caudine della commissione e approvare il testo originario «con la maggioranza del governo Conte 2». Operazione rischiosa, però, perché i numeri del governo Conte, al Senato, erano assai precari. E nella ex maggioranza, come nello stesso Pd, ci sono divisioni più o meno sotterranee (Italia viva ad esempio invita a correggere il testo) e stavolta non si può contare sull'aiuto di Forza Italia, che lascia libertà di voto, o del gruppo Misto, che ha più volte tenuto a galla Conte.
Lo scontro si accende, divide la maggioranza Draghi, con un tocco surreale: Pd e grillini che per spingere l'approvazione si attaccano a Fedez, la Lega e gli altri contrari che invece si aggrappano al femminismo militante e a Arcilesbica, che hanno sollevato numerose perplessità sul ddl Zan e i suoi riflessi su questioni come l'utero in affitto o l'autocertificazione di genere. Il che serve al Carroccio a giustificare il proprio tentativo di bloccare la legge senza far la figura degli omofobi. Le richieste di modifica, insomma, non arrivano solo da destra, e la Lega le cavalca perché se il testo venisse cambiato dal Senato dovrebbe poi tornare in seconda lettura alla Camera, e i tempi si dilaterebbero. Anche se Ostellari ha buon gioco a ricordare a Pd e M5s che hanno avuto tutto il tempo di mandare avanti il ddl Zan quando erano in maggioranza insieme con il Conte 2, e non ne hanno approfittato.
Del resto, la legge contro l'omotransfobia è diventata, da entrambe le parti, una bandiera tutta politica che serve - al di là del merito - a marcare il proprio territorio elettorale e ad alimentare le distanze dentro la maggioranza anomala dell'esecutivo Draghi. È stato lo stesso segretario Letta a chiedere al suo partito di accelerare sulla legge per sottolineare la conflittualità con la Lega, ed è soprattutto per questo che Pd e M5s non aprono a quelle modifiche che potrebbero portare ad un accordo più vasto, e all'approvazione del ddl Zan. Il garbuglio resta così bloccato dalle opposte partigianerie. Intanto il rapper divenuto opinion maker e alfiere del ddl Zan al concertone del Primo maggio sposta rapidamente il fuoco e apre un nuovo fronte: «Ai politici che mi dicono che non avrei parlato dei lavoratori, rispondo che ho raccolto 4 milioni di euro per quelli dello spettacolo, settore in difficoltà che avete ignorato.
Ora decurtate una parte del 2 per mille del vostro introito di partito a favore loro, se ne siete capaci». Resta da vedere se il malizioso (e un filo populista, ci sono anche i lavoratori dei partiti) invito di Fedez verrà accolto con il medesimo entusiasmo.
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