«Lo scontro frontale rischia di far saltare la legge contro l'omofobia per aria: mettiamoci attorno a un tavolo politico». Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia viva, si schiera a favore della mediazione sul ddl Zan, per il quale il Pd chiedeva un'approvazione senza modifiche.
Il suo appello sembra caduto nel vuoto.
«La devo smentire: l'appello che ho rivolto ai capigruppo in Senato è stato accolto con favore da una parte, altri vogliono giustamente comprendere le reali condizioni. Ho proposto un tavolo politico per superare lo stallo sulla legge contro le discriminazioni omotransfobiche: sono fiducioso che ci sia la buona volontà da parte di tutti di colmare un vuoto normativo intollerabile».
Il ddl Scalfarotto, sul quale c'era un accordo più ampio, è stato modificato fino a diventare un'altra legge. Che cosa non vi convince del nuovo testo?
«Premetto che è un peccato non sia stata approvata quella legge, i limiti dello Zan li hanno elencati da più parti parlamentari del Pd come Valente e Fedeli, giuristi come Flick e Gambino, esponenti lgbt come Mancuso e Concia, donne impegnate come la Comencini e la Izzo. La Cei sta portando avanti una posizione di equilibrio. Io mi limito a dire che bisogna superare la «modalità derby» e trovare un modo per andare avanti; la legge serve, l'odio e le discriminazioni non vanno tollerare un minuto di più. Tra Pillon e lasciare tutto com'è c'è un oceano».
Qual è la posizione di Italia viva? Che cosa proponete per mettere tutti d'accordo?
«Chi dice che lo Zan si può approvare forzando mente sapendo di mentire: senza un governo che metterà la fiducia come fece Matteo Renzi per le unioni civili, la legge non passerà. Per questo trovare un'intesa è indispensabile».
Come valutate la nuova legge contro l'omofobia presentata da Fi, Lega, UDC, Cambiamo e sostenuta da Fdi? Si può ignorare la posizione di uno schieramento tanto ampio?
«Non penso che si debba ignorare la posizione di nessuno: andare avanti a colpi di audizioni una contro l'altra, con lobby radicalizzate sulle proprie posizioni non ci porterà da nessuna parte. Mi pare che in questo caos molto mediatico, tra audizioni di Platinette e post di Fedez si stia perdendo di vista il compito fondamentale del legislatore: fare una legge che funzioni, centrando gli obiettivi che si propone.
Ha parlato di persone che vogliono solo affossare il ddl. A chi si riferisce?
«Mi sembra che pochi stiano al merito in Senato, a destra come a sinistra. Giocano a pulirsi la coscienza per giustificare ai propri elettorati un governo che li tiene insieme. Chi si oppone radicalmente al ddl Zan va sfidato non con la contrapposizione frontale, ma dicendo che serve al Paese perché è un avanzamento vero sulla tutela contro ogni discriminazione e va approvato in tempi strettissimi».
Le definizioni dell'articolo 1 hanno sollevato parecchi dubbi. Sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale non rischiano di essere concetti poco chiari sia per il cittadino chiamato a rispettare la legge che per il giudice che deve farla applicare?
«Questa è una delle reali criticità emerse insieme all'inclusione della misoginia. Se ci fosse serenità di giudizio dovremmo impegnarci a risolvere le questioni aperte, stiamo votando una legge non stiamo scrivendo un pezzo di propaganda».
In molti hanno visto pericoli per la libertà di espressione ma anche di religione e di educazione. Come tutelarle?
«Abbiamo proposto alcune audizioni mirate come Italia Viva, ascoltando una decina di realtà rappresentative di mondi diversi. Faremo sintesi e porteremo al tavolo le nostre considerazioni».
I senatori chiedono di ascoltare associazioni scolastiche, esponenti religiosi, femministe, rappresentanti di Arcilesbica che sono stati trascurati alla Camera. Concorda?
«Le audizioni proposte per migliorare il testo vanno fatte, quelle proposte per puro ostruzionismo, solo per far perdere tempo, sono inaccettabili».
È legittimo chiedere al Senato di approvare senza alcuna modifica un provvedimento votato dalla Camera, come vorrebbe il Pd?
«È paradossale da parte di chi ha votato
contro l'abolizione del bicameralismo perfetto. Io credo che se facciamo un patto, modifiche puntuali e tempi certi di approvazione da un lato e interruzione dell'ostruzionismo dall'altro, facciamo un servizio al Paese».
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