Via libera alle visite ai familiari a partire dal 4 maggio, anche se solo all'interno della stessa Regione e rispettando le regole di sicurezza: distanze di almeno un metro tra sé e gli altri, mascherine e niente assembramenti. Ancora vietati invece, almeno fino al prossimo 18 maggio, gli incontri con amici. È quanto ha annunciato ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa in cui ha illustrato i contenuti del decreto che regolamenterà le prime due settimane della «fase 2» dell'emergenza coronavirus, quella dell'allentamento delle restrizioni. Gli «spostamenti mirati per far visita ai congiunti», come li ha definiti Conte, sono l'unica novità in tema di libertà di movimento: per spostarsi tra le Regioni bisognerà infatti continuare a dimostrare le esigenze di lavoro, salute o urgenza. E, anzi, un'ulteriore stretta riguarderà chi ha più di 37,5° di febbre, che dovrà rimanere obbligatoriamente a casa e contattare il medico di base.
Quello del ricongiungimento con i propri cari resta un aspetto delicato, se si considera che un positivo al Covid-19 su 4, in Italia, è stato contagiato in ambito familiare, secondo i dati del governo. «Credo che sia inevitabile che le persone vadano a trovare i familiari, dopo quasi due mesi di lockdown. Mi sento però di invitare alla cautela soprattutto nei confronti degli anziani e delle persone con patologie», spiega Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'Università Statale di Milano. I «nonni», come li chiama l'esperto, vanno tutelati a tutti costi, «soprattutto dopo quanto successo nelle Rsa». Per il resto, chiarisce l'epidemiologo, «gli incontri tra persone giovani o di mezza età e in buona salute non devono porre particolari problemi, salvo che si dovranno evitare i contatti fisici: niente strette di mano né abbracci, questo vale per tutti e sarà un cambiamento totale». Il consiglio, se si va a trovare un familiare anziano, è dunque quello di farlo indossando i dispositivi di protezione, e cioè mascherine (il cui prezzo sarà calmierato dallo Stato, ha detto Conte) e guanti, e mantenendo in ogni caso la distanza di sicurezza. C'è poi il tema degli incontri tra nonni e nipoti, difficilmente evitabili per quelle famiglie in cui i genitori dovranno riprendere a lavorare e, con le scuole chiuse, non sapranno a chi lasciare i figli. «Questo è uno dei motivi per cui ritengo che le scuole andrebbero riaperte», dice ancora il professore, che comunque ricorda che «c'è nonno e nonno: i rischi per un 70enne sano non sono gli stessi di quelli che corre un 80enne con patologie cardiache o respiratorie». Assodato questo, la pericolosità dei più piccoli resta ancora un punto interrogativo per la scienza: «In linea teorica - ricorda La Vecchia - sappiamo che i contagiati asintomatici, come lo sono gran parte dei bambini e dei giovani, possono infettare gli altri. Ma non sappiamo ancora quanto siano pericolosi in termini di carica virale».
Insomma, chi fa parte delle categorie più a rischio sarà invitato a qualche sacrificio anche dopo il 4 maggio: la scelta migliore è quella di rimandare il momento delle visite. Questo messaggio, spiega ancora l'epidemiologo, è importante che sia recepito proprio dagli anziani, che spesso vivono soli e legittimamente fremono per rivedere figli e nipoti. Tutti gli altri, più giovani e in buone condizioni di salute, potranno invece permettersi un po' più di flessibilità.
Resta comunque valida anche per loro, e a tempo indeterminato, la raccomandazione a evitare aggregazioni: niente cene di gruppo, riunioni di famiglia o feste in casa. Su questo La Vecchia confida nel buonsenso degli italiani: «Siamo tutti talmente spaventati, soprattutto in Lombardia, che mi aspetto cautela da tutti, anche dai giovani».
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