Qualcuno avvisi l'Ue, sfregio dei ladri da PizzAut e Trump: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: l'inchiesta sul Salva Milano, la pagliacciata Ue sull'auto e Bruno Pizzul

Qualcuno avvisi l'Ue, sfregio dei ladri da PizzAut e Trump: quindi, oggi...

- L’Ue presenta il piano sulle auto. Sintetizzo. Primo: saranno rinviate le multe del 2025, ma gli obiettivi di riduzione della C02 restano comunque. Secondo: verrà rivista la tecnologia con cui raggiungere la neutralità climatica, ma non si sa bene come visto che nessuno lo spiega. E terzo: verrà garantita maggiore flessibilità sugli obiettivi ambientali, ma non viene sfiorato neppure da lontano il totem dello stop ai motori a benzina nel 2035. Tradotto: bene ma non benissimo. Perché, come scriviamo ieri, l’industria automotive si muove con orizzonti di programmazione decennale. Ed è complicato invertire la rotta verde che la stessa Ursula e soci hanno imposto. L'unica politica seria sarebbe quella di ammettere l'errore ed eliminare la tagliola del 2035. Occorre lasciare che siano il mercato e la tecnologia a guidare la transizione. Qualcuno avvisi l'Ue: o si cambia marcia, ma per davvero, oppure ciaone ad un settore da milioni di posti di lavoro.

- A tutti quelli che criticano la domanda sull’abito di Zelensky, fatta da un giornalista alla Casa Bianca, vorrei ricordare le conferenze stampa di fine anno con Giorgia Meloni. A parte quella sulle formiche (do you remember?), metà dei quesiti posti dagli esimi colleghi in quell’ambito erano decisamente più imbarazzanti della domanda sull’abito del presidente ucraino. Domanda che, per quanto sciocchina, aveva un suo fondamento. Poche ore prima, infatti, era stato Trump a sbeffeggiare Zelenskly all’arrivo a Washington proprio per il modo in cui era vestito, dunque ritirare fuori il discorso poteva essere giornalisticamente interessante. Se siamo qui a parlarne, in fondo, è evidente che Brian Glenn ci aveva visto giusto.

- I ladri hanno sfondato la porta sul retro di PizzAut, il ristorante gestito da ragazzi autistici, hanno rubato il fondo cassa e anche le mance. Un atto ignobile perché non si ferma neppure di fronte alle difficoltà, e al grande lavoro, di un progetto così straordinario. Speriamo solo possa servire a far capire, a chi scrive le leggi e a chi è chiamato ad applicarle, che il furto (in casa, nei negozi, in metro) non è un crimine “di lieve entità” ma - insieme all’omicidio e lo stupro - forse uno dei peggiori. Un crimine che necessita di giustizia e prevenzione (cioè: prima di tutto controllo del territorio e poi il ladro pizzicato deve finire in carcere, punto). Perché un evento simile, anche se ti sottrae poche centinaia di euro, ti lascia un segno addosso, al cittadino comune intendo, che nessuna grande inchiesta contro i colletti bianchi o gli evasori - anche se permette di recuperare miliardi di euro - potrà mai cancellare.

- Addio a Bruno Pizzul, “illll gol” più educato di sempre.

- Ho letto con molta attenzione il pezzo di Venanzio Postiglione sul Corriere della Sera in cui chiede che la guerra in Ucraina si concluda con una pace “giusta”. Il discorso è lodevole: “La pace è giusta o non è nulla. È il rispetto delle leggi e dell’umanità oppure può diventare la consacrazione di un sopruso”. Bene. Quello che manca sempre in questi discorsi è specificare cosa si intenda per “pace giusta”, nella pratica. Sappiamo che un accordo sarebbe teoricamente possibile se, semplificando, la Russia tenesse parte dei territori conquistati e l’Ucraina ottenesse garanzie di sicurezza. Ma la “pace giusta” cosa comprende? Il ritorno della Russia oltre i confini, con la riconsegna a Kiev della Crimea e del Donbas? Giusto, giustissimo. Ma impossibile. Era forse”giusta” la pace che ha spaccato in due la Germania e diviso Berlino? Era forse “giusta”, per gli italiani di Fiume, la pace che ha consegnato la città alla Jugoslavia? Era forse “giusta” la pace che ha reso l’Alto Adige italiano? Il problema della “pace giusta” è che non è molto ideale e poco pratica. Semmai la fine delle ostilità appare più come un compromesso, in cui spesso - da che mondo è mondo - a fare la voce grossa è il vincitore o il più forte (da qui la necessità, per Kiev, di restare amica fedele del potente alleato americano). Non prenderne atto non può che trasformare il conflitto in un eterno contendere. Che significa pace mai.

- All’amico (nel senso figurato del termine) Aldo Cazzullo, che sullo scontro Zelensky-Trump parla di “giornalisti ammaestrati”, di “figuranti al servizio del capo”, vorrei soltanto ricordare che prima di guardare la pagliuzza nell’occhio altrui occorrerebbe occuparsi della trave nel proprio. Noi italiani possiamo ben poco fare la morale ai cronisti Usa. Alcuni piccoli esempi. Mario Draghi entra in conferenza stampa e gli “ammaestrati” cronisti battono le mani. Clap Clap. Mario Draghi dice che non parlerà della sua candidatura al Quirinale, argomento clou di quei giorni, e nessuno che osi protestare. Sissignore. Giorgia Meloni risponde alle domande e uno gli chiede se calpesta le formiche. Vogliamo davvero fare il confronto?

- Secondo la Gabenelli negli Usa un contrappeso, quello del Congresso, è venuto a mancare perché i trumpiani hanno conquistato la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Ma non è che Donald li ha occupati con la forza: ha vinto le elezioni, democraticamente, quindi la possibilità che vi fosse questa concordanza tra Congresso e Presidente era prevista dalla Costituzione americana. Ah: quando nel 2020 ha vinto Joe Biden, i democratici hanno preso il controllo sia della Camera che del Senato. Ma nessuno ha urlato alla dittatura.

- Secondo: la tesi è che il potere giudiziario sia di fatto sottomesso a Trump. Ma in realtà, 232 giudici federali (la maggioranza) sono stati nominati da Biden.

- Altra questione, la Corte Suprema Usa. L’idea è che sia un covo di conservatori trumpiani che metterà a repentaglio la democrazia negli Stati Uniti, ma non è che Donald ha preso la Corte con la forza. Ha nominato i giudici che voleva quando la legge glielo ha permesso. Esattamente come fatto dai suoi predecessori. Sarebbe un po’ come accusare la sinistra italiana di aver “occupato” la presidenza della Repubblica con i suoi candidati solo perché, vuoi per fortuna o non so cosa, quando c’è stato da votare il Capo dello Stato erano sempre loro in maggioranza.

- Infatti la realtà supera sempre l’ideologia. Scriveva il Corriere: "Visto l’orientamento conservatore di sei togati su nove (tre nominati da Trump), è molto probabile che il giudizio finale sarà a favore del presidente in carica”. Poche ore dopo la pubblicazione dell’inchiesta, ecco che la Corte Suprema smentisce tutto: i giudici a maggioranza conservatrice hanno infatti bocciato Trump sui fondi ad Usaid, stabilendo che devono essere riavviati due miliardi di dollari di pagamenti dovuti agli appaltatori che hanno già completato il loro lavoro. Fossero stati asserviti al volere di The Donald, avrebbero accolto la sua richiesta. No?

- Sul Salva Milano sospendo ogni giudizio. Per due motivi. Il primo, è che dai resoconti dei giornali non si capisce praticamente nulla. Il secondo, è che siamo ancora solo alla fase delle indagini. E come sempre i dispositivi di arresto montano una panna enorme che a volte poi si scioglie come neve al sole. Quindi attendere prego.

- Sul principio, invece, il giudizio non cambia. Città come Milano hanno bisogno di poca burocrazia per svilupparsi, non di infinite norme ambientali e paesaggistiche che finiscono col rallentare tutto e far scappare gli investitori. Preferite davvero i capannoni malmessi ai grattacieli?

- Sul riarmo europeo non ha ragione nessuno. E vi spiego. Pensare di realizzare una Difesa Ue senza investire è pura follia, e questo Elly Schlein lo dovrebbe sapere anche se - per correre dietro al M5S - sposa la linea anti-militarista. Con cosa lo riformiamo l’esercito europeo, con le noccioline americane? Avvisate Elly (ma anche un pezzo della maggioranza): la Difesa si fa con missili, bombe e proiettili. Tuttavia immaginare che basti annunciare un piano (molto vago) da 800 miliardi di euro è pura follia. Il problema dell’Europa, oltre ai mancati investimenti del passato, che sono evidenti, è di governance più che di risorse.

A chi lo facciamo comandare, questo esercito? Chi decide? Ursula? Oppure il Consiglio europeo, che vota all’unanimità e non è mai d’accordo? Il problema è che abbiamo creato l’Europa prima di fare gli europei. E adesso ne paghiamo il prezzo.

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