Via libera definitivo al decreto rave che dopo il Senato ha incassato il sì della Camera con 183 voti a favore, 116 no e un astenuto, dopo il pressante ostruzionismo delle opposizioni, superato solo con la cosiddetta «ghigliottina», strumento del regolamento parlamentare che consente il passaggio diretto al voto finale del provvedimento. Si chiama decreto rave - per la stretta ai raduni non autorizzati - ma contiene anche norme su giustizia e Covid, tra cui il reintegro i sanitari non vaccinati.
Il testo, ora legge, prevede che «chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati» per «realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da 3 a 6 anni e la multa da mille a 10mila euro, quando dall'invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l'incolumità pubblica a causa della inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi». Scatterà anche la confisca di materiali e strumenti, fortemente voluta dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi perché considerato un forte deterrente.
C'è poi il capitolo Covid e l'allentamento delle misure tanto contestato dalle opposizioni. Fino ad oggi il personale sanitario era l'unica categoria per la quale il vaccino era obbligatorio, pena la sospensione e una multa da 100 euro. Il decreto stabilisce il reintegro al lavoro e la fine delle sanzioni amministrative, con anche la fine dell'obbligo vaccinale per «il personale esercente le professioni sanitarie, per i lavoratori impiegati in strutture residenziali, socio-assistenziali e socio-sanitarie». Colpo di spugna anche sulle sospensioni di medici e infermieri no vax che dunque andranno reintegrati: «La sospensione non si ritiene più giustificata né proporzionata al mutato quadro epidemiologico». Una misura pensata anche per contrastare «la grave carenza di personale sanitario» in corsia. Sospese anche le multe per l'inadempimento all'obbligo vaccinale per gli over 50, un cavallo di battaglia della Lega. Quanto alle misure di contenimento del virus, viene abolito l'obbligo di effettuare un test alla prima comparsa dei sintomi e per uscire dall'isolamento dopo aver contratto il covid. Allo scadere dei 5 giorni di quarantena sarà possibile tornare alle normali attività. Scende anche da 10 a 5 giorni la durata dell'auto-sorveglianza per chi è entrato in contatto con persone positive, e per uscirne non sarà più necessario il tampone. Abrogate anche le misure che consentivano l'accesso a strutture sanitarie, ospedali e hospice solo alle persone con Green pass, e niente obbligo di sottoporsi al test Covid per l'accesso al Pronto soccorso.
Nel decreto anche la giustizia, con la norma sull'ergastolo ostativo. Un passaggio obbligato anche dai tempi imposti dalla Corte Costituzionale, che aveva dato al Parlamento un anno e mezzo per legiferare sulla materia, ma il disegno di legge era stato approvato solo dalla Camera, perché la legislatura è poi finita in anticipo. Il governo nel decreto rave ha recepito quel testo che di fatto conferma i principi dell'ergastolo ostativo, con la premier che ha rivendicato di aver salvato uno strumento fondamentale per la lotta alla mafia voluto da Giovanni Falcone.
Ecco le modifiche alla disciplina della concessione dei benefici penitenziari dei condannati per mafia e terrorismo che non collaborano con la giustizia: sale la durata del periodo di pena da espiare per l'accesso alla libertà condizionale del detenuto non collaborante - almeno trenta anni di pena, in caso di ergastolo, anziché 26 - e viene allungata da 5 a 10 anni la durata della libertà vigilata. Novità anche che d'ora in poi ai benefici penitenziari siano ammessi anche i condannati per reati contro la Pa come concussione, corruzione e peculato, anche senza collaborazione.
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