Discussione sospesa, tutto rinviato a domani. La maggioranza vota l'interruzione del dibattito sul decreto Sicurezza nell'aula del Senato: per il relatore, il leghista Stefano Borghesi, sono necessari "ulteriori approfondimenti". La seduta riprenderà domani mattina.
Il governo pensa alla fiducia
È la conclusione anticipata di una giornata convulsa. Il decreto che contiene misure urgenti su sicurezza e immigrazione, fortemente voluto da Matteo Salvini e in vigore dallo scorso 5 ottobre, ha provocato fibrillazioni in particolare all'interno del Movimento 5 Stelle. Un gruppetto di senatori pentastellati, almeno quattro secondo le indiscrezioni, voterebbe contro l'attuale testo del decreto. Fin dalla mattina si rincorrono le voci di una possibile fiducia posta dal governo per blindare il decreto. Anche il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, parlando dalla Cina commenta: "Se si arriva alla fiducia è perché una serie di dichiarazioni di questi giorni hanno fatto intendere che parlamentari della maggioranza erano pronti a votare, a voto segreto, emendamenti dell'opposizione". E il vicepremier grillino conclude: "Se ci sono opinioni contrastanti nella maggioranza è giusto che il governo faccia una ricognizione della fiducia".
L'intervento di Conte
Nel pomeriggio è l'intervento del premier Giuseppe Conte, impegnato in Algeria per una visita istituzionale, a fare chiarezza: "Fiducia? Stiamo valutando, ci riserviamo fino all'ultimo per una decisione definitiva. Domani la dovremmo sciogliere". Poco dopo arriva la sospensione dei lavori d'aula. Durante il dibattito, Fratelli d'Italia aveva annunciato voto favorevole al decreto. Anche Forza Italia si era schierata con il decreto Salvini, ma solo se presentato senza la questione di fiducia.
Opposizioni polemiche
Il rinvio ha fatto infuriare le opposizioni. Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, tuona: "Vogliamo capire quali sono questi approfondimenti necessari. Forse perché è già stato deciso fuori dall'Aula che si metterà la fiducia? Forse perché la maggioranza non è d'accordo sul testo?". Molto critico anche Lucio Malan di Forza Italia: "Fintanto che non rottamate la Costituzione, le leggi si discutono in Parlamento, non nel gran consiglio del contratto di governo".
Tensione tra i 5 Stelle
La tensione resta alta nel Movimento 5 Stelle: in mattinata Stefano Buffagni, fedelissimo di Di Maio, aveva attaccato il senatore Gregorio De Falco, capofila dei dissidenti, invitandolo a dimettersi in caso di voto contrario al decreto.
Pronta la replica: "Buffagni dice sciocchezze, nel caso in cui dovesse essere posta la fiducia, valuterò la situazione". E Paola Nugnes, anch'essa esponente dell'ala critica, ha fatto sapere che non parteciperà al voto in caso di fiducia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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