Denunciò l'ex marito violento, ma tribunali e psicologi le distruggono la vita

Denunciò l'ex marito violento, ma tribunali e psicologi le distruggono la vita

La storia di Donatella Cipriani, da ventitré anni insegnante d'inglese in un liceo di Battipaglia, rappresenta quanto di più crudele possa accadere a una donna e madre di due figli.

Chi non ricorda quelle immagini, drammatiche e strazianti trasmesse dai tg che mostravano due bambini portati via dalla polizia per essere trasferiti in una casa famiglia?

Donatella, oggi quarantasettenne, è un'apprezzata e amata professoressa che nel 2005 e nel 2006 diventò madre di Luca e Carlo (sono questi nomi di fantasia). Ma i problemi, le discussioni, le liti con il compagno erano già all'ordine del giorno prima ancora del secondo parto. Lui, un uomo dal carattere aggressivo e violento.

Per nove mesi Donatella aveva dovuto lottare per difendere quella seconda vita che portava in grembo. Dopo la nascita del secondo bimbo, come era ormai inevitabile, la separazione e contemporaneamente l'inizio della battaglia legale. Lo stesso anno la Cipriani presentò istanza al tribunale per i Minori per regolamentare gli incontri tra genitori e figli. Il giudice di Napoli stabilì l'affidamento condiviso, decisione che purtroppo non bastò a rasserenare gli animi della coppia «scoppiata».

Era un giorno di luglio del 2010 quando i figli di Donatella, tornando a casa dopo un incontro con il papà, le dissero di non aver più intenzione di passare il proprio tempo con l'uomo. Un episodio che, sommato ad anni di violenze, indusse Donatella a denunciare il suo ex. Da quel momento la sua vita e, soprattutto quella dei due piccoli Luca e Carlo, non fu più la stessa.

L'intervento dei servizi sociali, la richiesta di perizie e di testimonianze, comprese quelle dei bambini, determinò uno stress emotivo senza precedenti che trovò il suo culmine il 15 marzo del 2013 quando ben otto macchine della polizia, su ordine del tribunale per i Minori (dopo le perizie dei servizi sociali) andarono a prelevare i due bambini per portarli in una casa-famiglia. La motivazione della scelta da parte del tribunale era quella di cercare di garantire la bigenitorialità che rischiava di essere compromessa dal forte stato di conflitto tra i genitori. Un percorso che avrebbe dovuto essere breve e funzionale a ripristinare una dimensione dignitosa della relazione del padre con i figli, ma finì, invece, col trasformarsi in un vero e proprio «rapimento».

Per 18 mesi, fino al 28 luglio del 2014, i piccoli dovettero vivere lontano da Donatella. Secondo una perizia degli psicologi dei servizi sociali, Luca e Carlo evidenziavano la PAS, ossia una sindrome da alienazione parentale. Si tratta di una controversa teoria di dinamica psicologica, messa a punto da Richard Gardner, uno psichiatra forense americano morto suicida nel 2003, che è stata più volte messa in discussione da sentenze della Cassazione che ne disegnano la inadeguatezza scientifica oltreché una assoluta soggettività. Il medico americano, tra l'altro, in più occasioni venne attaccato per le sue elucubrazioni «devianti». Come quando scriveva che «tutti noi siamo perversi polimorfi da bambini e c'è un po' di pedofilia in ognuno di noi». Oppure che «la pedofilia è sempre stata considerata la norma dalla stragrande maggioranza della gente in ogni epoca». E ancora: «Il pedofilo è sfortunato a vivere in un luogo e un'epoca storica che condannano la sua inclinazione. Ciononostante questa non è una ragione sufficiente per autocolpevolizzarsi».

La terapia messa a punto da Gardner ritiene che sia necessario nei casi dove venisse riscontrata la PAS sottrarre i figli alla famiglia per poi affidarli al genitore alienato, ossia a quello che era stato messo in cattiva luce dal genitore alienante. Così, improvvisamente, e dopo diciotto mesi di casa famiglia in cui i figli di Donatella più volte manifestarono la volontà di tornare a casa dalla loro mamma, Luca e Carlo vennero affidati in modo esclusivo al padre, togliendo la patria potestà alla donna. Anche in questo caso era stata una perizia dei servizi sociali che, senza mai incontrare Donatella Cipriani, confermava la perizia precedente definendola «una mamma inadeguata».

Immediatamente tutte le denunce fatte dalla professoressa Cipriani vennero archiviate mentre venivano di pari passo formulate richieste di rinvio a giudizio nei suoi confronti.

Oggi Donatella Cipriani si trova nella situazione paradossale di essere stata

la persona che, su segnalazione dei figli, chiese aiuto alla Giustizia per presunte violenze del padre; quella stessa Giustizia che, per il momento, le ha tolto i suoi bambini affidandoli al padre.

Giovanni Terzi @terzigio

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