«Nell'ultimo anno ho passato tutto il mio tempo al lavoro per la sicurezza energetica: pensate che alla mia età, dopo 43 anni di Eni debba mettere il naso in altre società? Chi lo ha detto non so perché l'abbia detto ma ha detto una cosa non vera e poco sensata». Claudio Descalzi, riconfermato per il quarto mandato alla guida dell'Eni, ieri durante un convegno ha voluto ribadire di non aver avuto un ruolo decisivo nelle scelte effettuate dal premier Giorgia Meloni, smentendo le indiscrezioni circolate poco prima che il ministero dell'Economia diffondesse le liste per i rinnovi dei cda (esclusa Terna per la quale si continuerà a trattare fino a domani). E, d'altronde, se Descalzi fosse stato un kingmaker, probabilmente la partita sarebbe finita in modo diverso.
La bravura del manager nel diversificare gli approvvigionamenti di gas per non dipendere più da Gazprom è stata premiata. E questo gli è stato riconosciuto in primo luogo da Meloni e poi da tutti gli altri partiti, Forza Italia in primis. Il nuovo presidente dell'Eni sarà Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza in scadenza che in una recente audizione parlamentare aveva dichiarato che la sicurezza e il benessere del Paese passano «dall'incisività del dispositivo di tutela degli asset strategici». Prenderà il posto di Lucia Calvosa che era stata nominata in quota M5s.
Lo stesso discorso vale per Poste alla cui guida è stato riconfermato Matteo Del Fante che nei due precedenti mandati ha contribuito all'ulteriore sviluppo del gruppo finanziario e della logistica, guadagnandosi anche l'apprezzamento del Quirinale per l'impegno nel tenere aperti gli uffici nei piccoli centri. Alla presidenza Maria Bianca Farina sarà avvicendata dalla manager del settore immobiliare Silvia Rovere. Le quote rosa (oggi per la prima volta una donna dovrebbe essere nominata alla guida di una società di peso come Terna) sono più che rispettate: in tutti i consigli di amministrazione il Tesoro - con l'eccezione di Leonardo - ha indicato il 50% di candidati femminili.
Non si può, tuttavia, trascurare la grande sorpresa della giornata. Ai vertici dell'Enel è stato designato un vertice del tutto inatteso con Paolo Scaroni presidente e Flavio Cattaneo amministratore delegato. Al di là della questione prettamente politica (Meloni ha dovuto fare un passo indietro rispetto alle sue indicazioni iniziali che prevedevano il «trasloco» dell'ad di Terna Stefano Donnarumma), va detto che si è indicato un manager di lungo corso con grande esperienza di quello che in ambito finanziario si definisce turnaround, ossia la svolta rispetto a una situazione complessa. Enel a fine 2022 aveva un debito che, seppur in discesa, si attestava a 60 miliardi di euro e che, alla luce dei rialzi dei tassi, richiede azioni decise (ossia dismissioni) per evitare che la spesa per interessi comprometta la capacità di investimento, soprattutto nelle rinnovabili. Paolo Scaroni, presidente del Milan e vicepresidente di Rothschild, era in predicato di tornare in una spa di Stato.
Sul fronte Leonardo, invece, non ci sono state grandi sorprese. L'ex ministro Roberto Cingolani è stato indicato alla guida del big dell'aerospazio e difesa. Cingolani, fisico e consulente del governo per l'energia, è un profilo adatto all'incarico. Sarà affiancato dall'ambasciatore Stefano Pontecorvo, consigliere del ministro Crosetto e grande esperto di relazioni internazionali.
Non sono stati indicati i consiglieri di Terna che è controllata da Cdp e per la quale c'è tempo fino a oggi, scadenza del termine di presentazione delle liste entro 25 giorni dall'assemblea (9 maggio).
In pole position come ad resta Giuseppina Di Foggia, ad di Nokia Italia. Per la presidenza i rumors indicano Igor De Biasio a meno che Stefano Donnarumma resti con un nuovo incarico. Circostanza al momento poco probabile.
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