"Deve dimettersi, scarso senso delle istituzioni". E Salvini a Saviano: querela per Putin

Lega, Fdi e Fi contro il ministro: indegno del suo ruolo, se ne vada. Il leader della Lega pronto a citare lo scrittore per l’attacco sui social

"Deve dimettersi, scarso senso delle istituzioni". E Salvini a Saviano: querela per Putin

L'invasione di campo di Luigi Di Maio ha fatto storcere il naso a molti, in maniera trasversale. E, a proposito di presunte interferenze russe, Matteo Salvini ha annunciato una querela nei confronti di Roberto Saviano, che ha sostenuto su Instagram quanto segue: «I più fedeli sostenitori di Putin li abbiamo avuti, per anni, soprattutto in politica». Lo scrittore, insieme alla riflessione, ha postato una foto ritraente il presidente Silvio Berlusconi e l'ex ministro dell'Interno. Andiamo con ordine.

Su Di Maio si è riversata una bufera. Stefania Craxi è arrivata a chiedere un passo indietro: «Dimostra di non avere nessun rispetto per l'istituzione che rappresenta. E aggiungo che si dovrebbe dimettere». Considerazioni simili a quelle scelte dall'onorevole Matteo Perego di Cremnago, un azzurro che si è distinto anche per il sostegno attivo alla popolazione ucraina, recandosi più volte nella nazione di Zelensky: «Una mancanza totale di senso delle istituzioni, nonostante abbia un incarico in un governo di unità nazionale che dovrebbe rappresentare i nostri interessi all'estero». «Di Maio? Completamente inadatto a ricoprire l'incarico. La diplomazia dovrebbe essere la chiave per occuparsi di Esteri, non la propaganda senza attinenza», ha detto il senatore azzurro Enrico Aimi. Il vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana è tranchant: «Un ministro degli Esteri ricopre una funzione importante e Di Maio, così facendo, la sta svalutando. Il capo della Farnesina dev'essere sempre una persona equilibrata, specie in una fase delicata come questa. Siamo sicuri che il prossimo ministro degli Esteri sarà di gran lunga differente». Fratelli d'Italia è dello stesso avviso: «È indegno e squallido - ha osservato il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove - che Di Maio pieghi il ruolo di ministero degli Esteri per motivi di bieca propaganda politica, affermando che la vittoria del centrodestra sarebbe una vera guerra economica». Le reazioni di Fdi sono state molte: «Confonde il ruolo in Farnesina con campagna politica e ciò dà la misura della sua incapacità a rappresentare le istituzioni», ha detto la parlamentare Augusta Montaruli. Le ha fatto eco il consigliere regionale della Regione Lazio e ora candidata alla Camera dei deputati Chiara Colosimo: «Cambia idea in base a chi è il suo interlocutore. È pronto a dire tutto e il contrario di tutto per una poltrona. Sentirlo parlare di europeismo e Russia, lui che viene dal M5s, fa tenerezza». Il senatore Giovanbattista Fazzolari, uno degli uomini più vicini al leader di Fdi, ha ricordato al ministro via Twitter un episodio del recente passato grillino: «Questo è il sottosegretario Di Stefano che bacia la pantofola di Putin al congresso di Russia unita: Ucraina Stato fallito, a Kiev un golpe, no alla Nato, il M5s amico della Russia. Parole mai rinnegate. Di Maio il chiacchierone non ha nulla da dire?», ha cinguettato, allegando il video dell'intervento di Manlio Di Stefano. Anche il leader del Terzo Polo Calenda è intervenuto: «Penso che le influenze russe, e non solo quelle, siano nelle campagne elettorali da tantissimo tempo. Di Maio se ne accorge solo adesso che gli fa comodo, quando era al governo con Salvini non se ne ricordava». Non è finita qua: persino il Movimento 5 stelle si è sollevato per il mancato bon ton istituzionale del ministro. La senatrice Alessandra Maiorino non si è nascosta: «Di Maio ha già più volte usato il suo ruolo per interventi di natura politica, e le persone non sono sciocche». Dicevamo di Roberto Saviano, un altro che ha provato ad entrare a gamba tesa nella campagna elettorale. Salvini ha reagito subito al post apparso: «Ho sempre difeso l'interesse nazionale italiano, nel mio Paese e nel mondo, a testa alta.

A prendere i soldi dei russi per anni sono stati i comunisti tanto cari a Saviano, non certo i leghisti». Poi la postilla: «P.S. Caro Roberto, hai vinto una querela che spero servirà a portare soldi a qualche associazione di volontariato che combatte la mafia coi fatti, non con le parole», ha concluso.

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