Un nuovo movimento, in attesa dell’impegno di Dibba, che a settembre deciderà cosa fare. I fuoriusciti dai 5 Stelle hanno ormai rotto gli indugi: sono al lavoro per un progetto politico nuovo, per tornare alle origini. Con la sponda di Davide Casaleggio: “Non c’è nessuna preclusione verso Rousseau, anzi”, riferisce un parlamentare vicino all’operazione. L’obiettivo? Arrivare in doppia cifra, in termini di consenso.
Ma il traguardo è bello ambizioso, perché deve scontrarsi con la realtà: “Le stime sono sempre difficili da fare su soggetti che ancora non sono in campo. Di sicuro il ritorno all’ortodossia non è garanzia di successo elettorale. Ma facendo un’analisi, Di Battista deve farsi interprete di chi è stato sconfitto dalla globalizzazione. Per questo, al momento, un nuovo movimento di questo tipo partirebbe solo da un 2-3%, di cui una parte erosa dal Movimento”, dice a IlGiornale.it Carlo Buttaroni, sondaggista a capo della società Tecnè. “Il punto - spiega l’esperto - è quello di incarnare una novità rispetto al mainestrem. La Lega ha perso buona parte di quell’elettorato, i 5 Stelle lo hanno perso già tantissimo. Per Di Battista deve diventare il bacino di riferimento, anche se oggi è in parte polarizzato su Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni”. Insomma, la previsione non è stellare, ma le potenzialità potrebbero anche esserci.
Obiettivo: un gruppo parlamentare
Al di là delle ambizioni numeriche, il primo passo sarà quello di creare un gruppo sia alla Camera che al Senato. A Palazzo Madama viene registrato l’attivismo del presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, che qualcuno descrive come possibile numero uno del progetto. Almeno fino a nuovi ordini da parte di Alessandro Di Battista. Il punto è che c’è già una componente di fuoriusciti o espulsi, L’Alternativa c’è, guidata da Andrea Colletti alla Camera. Quindi cosa si fa? L’intenzione sarebbe quella di far confluire le due iniziative in un unico contenitore. “Ma questo è da vedere, perché bisogna trovare i punti in comune”, dice un parlamentare che farà parte del nuovo progetto. E non viene esclusa l’ipotesi che ci siano due compagini di ex grillini, nonostante ci sia tutta la buona intenzione di dialogare. “Sarebbe davvero una follia. Ma c’è il rischio di avere due organizzazioni di espulsi e fuoriusciti”, ammette un deputato. Il motivo? “Ci sono delle gelosie tra chi è arrivato prima e chi ha scelto solo dopo, ma nei fatti non ci sono grandissime divergenze”. Per questo alcuni spingono per un soggetto unico da collocare all’opposizione. Con un gruppo parlamentare di almeno 25-30 unità.
Intanto, nell’attesa che si evolva la situazione, Di Battista ha lanciato un blog personale, tutto suo: la postazione ideale per cannoneggiare gli ex sodali del M5S. “Deciderà lui cosa fare, lo ha già detto. È inutile tirarlo per la giacchetta”, spiega a IlGiornale.it una fonte a lui vicina, riguardo ai progetti per i prossimi mesi. Ma al di là della posizione ufficiale, tutti sono pronti a scommettere su un ritorno in politica, in prima linea, di Dibba. Ovviamente con un ruolo di leader, aspetto che abbassa le chance di un suo clamoroso ritorno nel Movimento. Anche se lui è stato sibillino: “Per tornare con i 5 Stelle, la condizione è che il Movimento esca dal governo Draghi. Anche a Conte ho detto che dipende dalle proposte e linea politica che intende assumere”. Più una sfida che un’apertura. E tra i grillini non si nasconde una certa preoccupazione: “Alessandro non ha fretta, sa bene che è inutile affrettare i tempi. Per quale motivo lanciare già da ora un partito nuovo?”, è il ragionamento che circola in ambienti pentastellati.
Il corteggiamento dei malpancisti
Insomma, adesso sta fuori con il grande vantaggio di poter colpire a testa bassa, facendo opposizione da battitore libero per sgretolare ancora di più la pattuglia del Movimento alla Camera e al Senato. Sono tanti i malpancisti che si guardano intorno perché stufi di sostenere il governo Draghi, mentre Giuseppe Conte cincischia. "Certo, c’è poi una questione anche di prospettiva: i parlamentari alla seconda legislatura vogliono capire come si struttura la questione dei due mandati.
Dal punto di vista elettorale, comunque, Buttaroni osserva: “Nel 2018, il grosso del bacino elettorale del Movimento 5 Stelle era formato da chi viveva un forte disagio sociale.
Dal 2018 è passato un mondo, perché oltre alla pandemia, i 5 Stelle sono stati al governo e quindi sono cambiati, perché il potere ha la sua inerzia. Adesso quell’elettorato è già andato via”. Almeno sotto questo punto di vista, Dibba non è una minaccia così intensa. Ma per il resto toglie il sonno ai vertici pentastellati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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