I medici lo invocano ormai da settimane. Ma il governo sul lockdown generale prende ancora tempo, in attesa di capire se l'ultimo decreto possa dare qualche risultato. «La misura più estrema sarebbe sicuramente in grado di fermare i contagi. Ma non ce la possiamo permettere». Ne è sicuro il virologo Fabrizio Pregliasco.
Secondo lei un nuovo lockdown generale è ormai inevitabile?
«Sarebbe sicuramente una misura più opportuna dal punto di vista dell'efficacia, ma in questo momento per il nostro Paese sarebbe insostenibile».
Qual è secondo lei l'approccio più giusto?
«In questo momento l'ideale è aspettare di capire che in che modo evolva la situazione. Bisogna spettare i risultati delle nuove misure e valutarne i segnali».
Se nel prossimo futuro la situazione dovesse rimanere come quella attuale?
«In quel caso bisognerà necessariamente arrivare al lockdown generale. Se non dovessero arrivare risultati in termini di riduzione della curva dei contagi, le misure più dure non potranno essere posticipate ulteriormente».
I medici continuano a chiedere a gran voce un lockdown immediato. I suoi colleghi sono troppo ansiosi?
«Assolutamente no. Dal loro punto di vista solo un lockdown può far rientrare la curva dei contagi. Hanno ragione a chiedere questa misura perché dal punto di vista sanitario è la più opportuna. Sono i medici a osservare la sofferenza quotidiana. Occorre però ponderare bene e cercare un equilibrio fra più elementi».
Dividere il Paese in diverse zone è stata quindi una buona idea?
«È stato più che altro un compromesso. Una mediazione fra i bisogni sanitari e quelli economici e sociali. È stato necessario valutare la sostenibilità del sistema Paese rispetto a un lockdown che avrebbe più efficacia dal punto di vista epidemiologico, ma che sarebbe difficile da gestire dal punto di vista sociale».
Come sta evolvendo la situazione negli ultimi giorni?
«La situazione non è affatto semplice, ma si cominciano a intravedere segnali positivi. Il numero di casi giornalieri rispetto ai tamponi cresce un po' meno. Inoltre stiamo assistendo a una piccola riduzione del Rt, l'indice di contagiosità. Adesso è fermo mediamente a 1,7, e questo al momento è un dato positivo».
Che cosa si aspetta nel breve termine?
«Bisogna aspettare ancora, perché il picco di ricoveri dovrebbe arrivare a fine novembre. Se sarà così, forse potremo passare un Natale leggermente più sereno. Un vero primo bilancio, dopo l'ultimo Dpcm, potrà essere fatto solo la prossima settimana».
Secondo lei sono stati commessi errori nella gestione di questa seconda fase?
«La situazione è sicuramente molto complessa, certamente si sarebbe potuto fare molto di più».
Che cosa manca secondo lei?
«Manca una organizzazione migliore della sanità territoriale e una gestione efficiente delle fragilità. In Italia gli anziani rappresentano il 30 per cento della popolazione, ma assorbono il 70 per cento delle risorse del sistema sanitario».
Il governo ha fatto alcuni passi falsi, come l'acquisto di banchi con le rotelle oggettivamente inutili...
«Di errori ne sono stati commessi molti. Adesso è il momento di trovare risorse per organizzare servizi intermedi fra i medici di base e gli ospedali. Il Covid ha messo in luce tutte le fragilità del nostro sistema».
Che cosa succederà secondo lei con l'arrivo del Natale?
«Il rischio è che la
politica sia tentata di sdrammatizzare la situazione, come successo in estate, per rilanciare l'economia. Questo non deve assolutamente succedere. Adesso bisogna organizzarsi per la terza ondata, che arriverà a febbraio».
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