Diciotti, sequestro e abuso di potere. Ecco le accuse contro Salvini

Negli atti inviati da Tribunale dei Ministri di Catania viene contestata la gestione dell'emergenza Diciotti. Il ministro: "Non mollo"

Diciotti, sequestro e abuso di potere. Ecco le accuse contro Salvini

Il caso della nave Diciotti rimasta nel porto di Catania per alcuni giorni con a bordo 177 migranti continua a far discutere. Il Tribunale dei Ministri di fatto ha chiesto l'auotorizzazione al Senato per procedere contro Matteo Salvini. Il titolare del Viminale non ha fatto passi indietro e ha rilanciato: "Io continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani, non mollo. Ci riprovano: rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia", ha affermato. Fin qui i fatti di oggi. Ma adesso, proprio dalle carte del tribunale dei ministri (riportate dall'Adnkronos) emergone le accuse contro il ministro degli Interni. Secondo quanto scrive il tribunale, il ministro è sotto accusa per il reato di sequestro di persona aggravato "per avere, nella sua qualità di Ministro dell'Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo della unità navale di soccorso "U. Diciotti" della Guardia Costiera italiana alle more 23:49 del 20 agosto 2018".

La ricostruzione dalla vicenda negli atti

A questo punto le carte inviate dal tribunale dei ministri al Senato spiegano nel dettaglio le accuse sul ministro: "In particolare, il Senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro, violando le Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali (Convenzione SAR, RisoluzioneMSC167-78, Direttiva SOP009/15), non consentendo senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le Libertà Civili per l'Immigrazione - costituente articolazione del Ministero dell'Interno- di esitare tempestivamente la richiesta di POS (place of safety) presentata formalmente da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22:30 del 17 agosto 2018, bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave ''U.Diciotti'' ormeggiata nel porto di Catania dalle ore 23:49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco. Fatto aggravato dall'essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età".

"Obbligo di salvare vite"

A questo punto gli atti definiscono l'obbligo di "salvare vite" ponendolo sopra le "norme anti-immigrazione": "L'obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali in materia, cui l'Italia ha aderito, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell'autorità politica, assumendo un rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna".


La presenza di minori a bordo

Poi negli atti viene sottolineato un altro aspetto che riguarda la presenza di minori a bordo: "La legge zampa - dicono i giudici - sancisce il divieto assoluto di respingimento ed espulsione dei minori extracomunitari non accompagnati". "Ciò nonostante lo sbarco dei 29 minori veniva autorizzato dal ministro Salvini solo la sera del 22 agosto è solo dopo l'intervento della procura per i minori di Catania". Adesso questi atti saranno valutati dal Senato.

I parlamentari possono finire alla sbarra solo con l'autorizzazione del Parlamento. Gli atti in una prima fase passano dalla "Giunta per le Immunità" che ha trenta giorni per esprimere il proprio parere. Successivamente il Senato sarà chiamato a votare.

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