Beirut. Gli attentati di ieri a Nizza, Avignone e Gedda sono l'apice dello scontro che si consuma da giorni tra Turchia e Francia dopo la pubblicazione da parte di Charlie Hebdo di una vignetta satirica che sbeffeggia il presidente Erdogan che ha reagito con un tweet di fuoco, in francese: «Siete dei bastardi, figli di cani». Ma secondo Ely Karmon, analista dell'Istituto internazionale per l'antiterrorismo di Herzliya in Israele non ci sono dubbi: «C'è la mano della Turchia dietro questi attacchi. Gli jihadisti hanno attaccato prima Charlie Hebdo, hanno decapitato il professore Samuel Paty, e ora sgozzato due donne in una chiesa. É un attacco con un significato simbolico. Contro la Francia e cosa rappresenta. Uno Stato molto liberale dove c'è una netta divisione tra Stato e chiesa».
Questi attentatori sono lupi solitari?
«No, sono parte di una famiglia, hanno un giro di amici, sono connessi tra loro. Al Qaeda ha una infrastruttura e un network che usa per la propaganda, utilizza anche social come Twitter. Il killer del professore dopo la decapitazione lo ha fatto. Al Qaeda vuole convincere chi legge la sua propaganda di uccidere quanti più infedeli possibile, con il machete, con una macchina, con un camion. Vuole soprattutto plasmare e arruolare le nuove generazioni di musulmani in Europa perché ha perso la guerra in Siria e Iraq e convincerli che sono martiri».
Cosa dovrebbe fare Macron?
«Deve prendere decisioni contro queste infrastrutture. Erdogan è già penetrato in Francia: 150 dei 300 più importanti imam in Francia sono di origine turca. Turchia e Qatar supportano moschee, associazioni caritatevoli in Inghilterra - è uscito di recente uno studio - ma fanno lo stesso in Francia. Il presidente francese ha già fatto dei discorsi molto forti contro l'estremismo islamico e messo in prigione centinaia di jihadisti e ha preso delle decisioni per combattere la loro propaganda. Non mi sorprenderebbe se l'ala destra francese attaccasse qualche moschea».
Come avviene la radicalizzazione?
«La radicalizzazione è un processo, a volte breve. Magari un futuro terrorista vede dei filmati dell'Isis sui media jihadisti in cui i comportamenti, comprese le decapitazioni di massa, sono inferte anche ai musulmani, e sono presentate come la santa punizione degli infedeli. È iniziato in Iraq nel 2014 con Abu Musab al-Zarqawi il fondatore di quello che in seguito divenne Isis».
Può rilanciarsi lo jihadismo?
«Con la propaganda, l'educazione, la radicalizzazione religiosa, la formazione e l'azione».
Invece qual è la strategia di lungo periodo di Erdogan?
«Erdogan punta a radicalizzare i musulmani di Francia. Ha trasformato Santa Sofia in una moschea, vuole liberare al-Aqsa, controllare il radicalismo sunnita, promuovere il suo sogno neo-ottomano e diventare il leader dei sunniti nell mondo».
Ma esiste uno scontro su altri fronti con la Francia
«La Turchia vuole espandersi in Grecia, Cipro, appropriarsi delle risorse energetiche del Mediterraneo orientale, avere influenza in Libia dove appoggia al-Sarraj, invece la Francia Haftar. Anche nel Nagorno-Karabakh Parigi appoggia gli armeni e Ankara gli azeri».
Cosa pensa del ruolo dell'Europa in questi avvenimenti?
«Penso che ci sia il pericolo che questi attacchi primitivi e a bassa tecnologia, con coltellate, possano svilupparsi in un'ondata di attacchi imitatori sull'esempio di quanto accaduto in Israele nell'autunno 2015. Le forze dell'ordine europee dovranno trovare gli strumenti operativi per sfidare questa minaccia».
Cosa pensa di Erdogan?
«Attacca anche altri musulmani, i curdi, usa gli jihadisti in Libia, Somalia, in Nagorno-Karabakh. Chiama Angela Merkel nazista. Perché noi non potremmo criticare lui e l'islam?».
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