Le proteste degli agricoltori che da settimane si svolgono in tutte le principali nazioni europee ottengono un primo risultato. Il presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ha infatti annunciato che proporrà al collegio dei commissari europei il ritiro della proposta legislativa sui pesticidi. Si tratta di un regolamento «diventato simbolo di polarizzazione» ha spiegato la Von der Leyen che ha aggiunto: «i nostri agricoltori meritano di essere ascoltati. So che sono preoccupati per il futuro dell'agricoltura e per il loro futuro. Ma sanno anche che l'agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire».
Il presidente della Commissione ha inoltre aperto alla possibilità di nuovi sussidi pubblici per chi lavora nelle campagne: «è necessario un incentivo reale che vada oltre la semplice perdita di rendimento i sussidi pubblici possono fornire tali incentivi».
La Von der Leyen ha poi ammesso che la proposta sui pesticidi era già stata «rigettata dall'Eurocamera, e non ci sono progressi neanche in Consiglio». Con un voto dello scorso 22 novembre infatti l'Europarlamento aveva respinto la proposta di riforma della regolamentazione Ue sui pesticidi avanzata dalla Commissione europea con 299 voti a favore 207 contrari e 121 astenuti.
La bocciatura del testo era avvenuta in prima lettura ed era stato respinto anche il rinvio alla commissione Ambiente facendo così tornare il testo al Consiglio Ue per una seconda lettura. Con l'annuncio di oggi della Von der Leyen la Commissione Ue rinuncia a riprendere in mano il dossier sia per la protesta degli agricoltori sia per l'avvicinarsi della scadenza della legislatura.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida commentando la notizia ha affermato che «la Commissione Ue recepisce le proposte dell'Italia» mentre per l'europarlamentare di FdI Nicola Procaccini, copresidente dell'Ecr, con la marcia indietro della Commissione Ue «cade un pilastro del Green Deal eretto in questi anni dalle politiche di socialisti e verdi capeggiati da Frans Timmermans, i cui regolamenti hanno scatenato la rivolta degli agricoltori europei. Nessuno contesta la necessità di contrastare l'abuso dei fitofarmaci, ma neanche è possibile immaginare di farne a meno».
Secondo gli europarlamentari della Lega Marco Zanni e Marco Campomenosi invece «la retromarcia annunciata da Ursula Von der Leyen sulla proposta di riduzione di metà dei fitofarmaci in agricoltura è una vittoria della Lega e del buonsenso» e «la Commissione si accorge che le sue proposte ideologiche, estremiste e dannose per le imprese, i lavoratori e le famiglie erano sbagliate, nonché irrealizzabili».
Ma in cosa consisteva la tanto contestata proposta «sull'uso sostenibile dei pesticidi»? La Commissione proponeva obiettivi vincolanti a livello Ue e nazionali per ridurre del 50% l'uso e i rischi dei pesticidi chimici entro il 2030.
Come spesso accade quando ci si riferisce alle leggi green europee, dietro una norma in teoria giusta si nascondono pericolose controindicazioni poiché, spiega il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sulla proposta di utilizzo dei fitofarmaci: «in Italia il taglio avrebbe potuto superare addirittura il 60 per cento».
Se su questo dossier si registra una prima vittoria del buonsenso, rimangano aperti numerosi temi che riguardano le politiche europee sull'agricoltura:
«ora va sospesa l'entrata in vigore delle nuove misure in materia di emissioni industriali estesa agli allevamenti e sul ripristino della natura». La strada per un ambientalismo non ideologico è tracciata ma è ancora lunga.
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