
«Avvocatoperstranieri.it», «avvocatoimmigrati.it»,avvocatopermesso.it». Basta un rapido volo sul web per capire come la difesa dei migranti sia diventata uno dei settori più affollati della giustizia civile, dove il business dei ricorsi viene conteso da uno stuolo di siti dedicati, di studi legali specializzati e di onlus. È un business redditizio perché a pagare le parcelle è quasi sempre lo Stato, grazie al «gratuito patrocinio» ai non abbienti. Ed è facile prevedere che la sentenza di venerdì scorso delle Sezioni unite della Cassazione che sancisce il diritto al risarcimento per i profughi trattenuti sulla nave Diciotti aprirà nuovi contenziosi e nuovi costi: perché sancisce il controllo giudiziario non solo sugli atti amministrativi ma anche su quelli politici, allargando quasi a dismisura il terreno del contenzioso legale.
La torta è grossa: nell'ultimo dato disponibile, relativo al biennio 2021-2022, lo Stato ha pagato per «gratuito patrocinio» in sede di giustizia civile la somma monstre di 285 milioni di euro, con una tendenza significativa all'aumento. Di questa somma il 25 per cento, pari a circa 71 milioni, è andata a cittadini stranieri, prevalentemente per ricorsi contro le decisioni in materia di immigrazione da parte delle commissioni prefettizie. A Milano, secondo i dati forniti dall'Ordine degli avvocati, la fetta di «gratuito patrocinio» destinata agli immigrati rasenta il 50 per cento.
Il pagamento agli studi legali avviene in base a ogni grado di giudizio, e questo innesca una macchina continua di ricorsi anche in casi senza speranza di successo, che vanno a intasare le sezioni specializzate dei tribunali. Un fenomeno che il presidente della sezione milanese, Guido Vannicelli, sintetizzava così in una recente intervista all'agenzia Agi: «il cittadino straniero proveniente da uno di quei Paesi che non avrebbe automaticamente diritto a permanere sul territorio nazionale chiede al Tribunale in via urgente di sospendere gli effetti della decisione impugnata così da poter rimanere in Italia sino alla decisione del ricorso». Vale a dire per anni, visto che i tempi di attesa per la decisione definitiva superano i mille giorni.
Spesso i nomi degli avvocati «specialisti» ricorrono con frequenza. La prima sezione civile della Cassazione, che tratta il tema dell'immigrazione, ha emesso tra dicembre ed oggi ben dodici sentenze in cui i migranti erano assistiti dallo stesso difensore, un professionista con studio a Roma. Ancora meglio se la passa l'avvocatessa amministrativista che negli ultimi anni ha ottenuto dai Tar ordinanze per 291 assistiti. Il business fa gola anche alle onlus: dalla Caritas alla Casa della Carità a Save the Children hanno quasi tutte nelle loro sedi sportelli dedicati alle richieste e ai ricorsi contro il diniego di permessi di soggiorno. Lo stesso vale per Inca e Inas, i patronati emanazione della Cgil e della Cisl. I ricorsi sommergono anche i tribunali amministrativi, nel corso del 2024 il Tar della Lombardia ha dovuto pronunciare 424 sentenze su ricorsi di immigrati che chiedevano la regolarizzazione del permesso di lavoro rifiutata dalla prefettura, quasi sempre per il sospetto che si trattasse di lavori fittizi.
E poi c'è l'altro grande buco nero, costituito dal gratuito patrocinio concesso in sede penale agli stranieri finiti sotto processo. Nel 2023 la spesa nazionale ha superato i 400 milioni di euro, una escalation costituita soprattutto dalle richieste di migranti. A Milano il tariffario oscilla dai mille euro per un patteggiamento ai millecento per un processo semplice. «Ci sono studi legali - confermava un magistrato al Giornale pochi mesi fa - che vivono solo di questo». Il regno del «gratuito patrocinio» sono i processi per direttissima, a imputati quasi tutti stranieri, destinati a venire liberati e svanire subito dopo: una giustizia virtuale che allo Stato costa centinaia di milioni.
La conseguenza del boom è stata denunciata poche settimane dall'Organismo nazionale forense: i fondi per l'anno 2024 sono stati esauriti già nel mese di ottobre, e da quella data lo Stato non ha più pagato le parcelle agli avvocati. Con la conseguenza che molti legali si sono cancellati dall'albo dei difensori d'ufficio.
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