"È colpa anche di Mattarella". Le sparate anti-Meloni di Montanari

Lo storico dell'arte firma un lungo articolo contro il premier Meloni e il suo governo. Poi incolpa persino Mattarella: "Autore di scelte sbagliate che ci hanno condotto qui"

"È colpa anche di Mattarella". Le sparate anti-Meloni di Montanari

"Difficile darsi pace, in questi giorni". Un mix di rabbia e di rosicamento continua a scuotere la sinistra. Le immagini di Giorgia Meloni nelle vesti di presidente del Consiglio devono aver provocato non pochi turbamenti ai progressisti, specialmente a quelli abituati a leggere la realtà attraverso le lenti della partigianeria. Tra le voci più severe nei confronti del neopremier, in particolare, nelle ultime ore si è distinta quella di Tomaso Montanari, storico dell'arte con una smaccata idiosicrasia verso la leader di Fratelli d'Italia oggi alla guida del Paese.

Meloni al governo? "L'abominio della desolazione"

In un articolo pubblicato sul sito Volerelaluna, l'accademico fiorentino ha descritto le prime ore del governo Meloni con toni cupi, evocando scenari da democrazia in pericolo. "Mentre i manganelli della polizia si incaricavano di inculcare il concetto di merito nelle teste degli studenti della Sapienza, alla Camera si celebrava la sconfessione, l'abiura, il rovesciamento della Costituzione antifascista", ha scritto Montanari nella sua invettiva a senso unico. E ancora: "Con linguaggio biblico si potrebbe dire che abbiamo visto l'abominio della desolazione stare là dove non deve stare. Difficile darsi pace, in questi giorni. Impossibile non pensare alle donne e agli uomini che hanno combattuto, e sono morti, per liberare l’Italia dal fascismo. Penso a una storia di resistenza e riscatto, oggi clamorosamente finita".

Le "colpe" di Mattarella

Prospettando "profondissimi danni culturali" come conseguenza del nuovo governo, lo storico dell'arte se l'è poi presa con quelli che a suo avviso sarebbero i corresponsabili del successo meloniano. In primis Enrico Letta, che - ha analizzato Montanari - "ha scelto di demolire l’unico possibile fronte antifascista", favorendo "il trionfo di una destra estrema davvero orribile". E ora tenetevi forte: secondo l'accademico, infatti, ad averci "condotto in questo abisso" sarebbe stato anche il presidente Mattarella, "autore di scelte drammaticamente sbagliate, e decisive nel condurci quaggiù".

L'adesione al "dominio maschile"

Per il professore, qualora non lo si fosse intuito, la bocciatura al nuovo governo è totale. Il discorso programmatico della Meloni? "Culturalmente fascista". La sua scelta di usare la declinazione al maschile per la carica di presidente? Un modo per "mostrare la sua totale adesione al dominio maschile, e al suo paradigma culturale". Il richiamo al concetto di nazione (peraltro citato dalla Costituzione)? Respinto anche quello. "Il capo parla a una nazione per via di sangue, a un ethnos impermeabile alla storia...". E ancora, in un altro passaggio del suo sfogo, Montanari ha lamentato: "Nell’ideologia di Meloni non conta la persona (con il suo corpo, la sua libertà, i suoi diritti: si pensi alle donne e all'aborto): no, conta la nazione.

Questo mostruoso dispositivo di annullamento della dignità e della libertà della persona umana".

Dunque, la soluzione - tutta politica, ovviamente - addotta dal professore: "l'unica strada possibile è ora quella di una radicale rifondazione delle forze democratiche e di sinistra".

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