Dimentica per ore la figlia in auto. Morta a un anno a causa del caldo

Il padre avrebbe dovuto portarla in un asilo nido oppure da un parente. La piccola è rimasta nella vettura davanti alla ditta dove l'uomo lavora

Dimentica per ore la figlia in auto. Morta a un anno a causa del caldo
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Una storia straziante. Una delle più atroci e difficili da spiegare. Perché anche se sembra assurdo che un genitore possa dimenticare il figlio in auto, capita molto più spesso di quanto si creda.

È accaduto ancora una volta ieri, in un giorno di mezza estate da bollino rosso in varie località italiane. La terribile cronaca questa volta arriva da Venezia dove Agnese, bimba di un anno, muore dopo essere rimasta chiusa nell'abitacolo per ore sotto il sole. Il padre esce con la piccola: prima di andare al lavoro la dovrebbe portare in asilo nido. Invece l'uomo tira dritto e va direttamente nella zona industriale di Marcon, nell'area metropolitana di Venezia. Chiude lo sportello della macchina ed entra nello stabilimento dell'azienda Lodes, per iniziare il turno di lavoro. Non si accorge che sul sedile posteriore, seduta nel suo seggiolino, c'è ancora Agnese. Trascorrono ore: a Marcon le temperature toccano i 35 gradi, ma dentro l'auto l'aria deve essersi fatta rovente, irrespirabile. È soltanto intorno alle 14 che scatta l'allarme: l'uomo esce dall'azienda con alcuni colleghi per la pausa pranzo, apre l'auto e si rende conto che sua figlia è lì. Una scena atroce, racconta chi c'era, con la piccola ormai senza vita e l'uomo sotto choc. Sono proprio i dipendenti dell'azienda a dare l'allarme ma è troppo tardi. L'ambulanza del 118 arriva nella zona industriale di Marcon dopo pochi minuti e porta Agnese al pronto soccorso dell'ospedale di Mestre, ma il cuoricino della bimba ha già smesso di battere da chissà quanto. Morta per asfissia.

I genitori, vittime di un crollo e sotto choc, vengono ricoverati a loro volta. L'Usl 3 Serenissima, che sta assistendo psicologicamente i genitori, ha spiegato di non poter dare ulteriori dettagli, a tutela della famiglia. E nemmeno dalla ditta arrivano commenti. Ogni persona coinvolta nella tragedia di ieri si dice profondamente turbata. «Credevo di averla già portata all'asilo», avrebbe accennato il papà in lacrime senza riuscire a darsi una spiegazione. Lo stesso sconcerto che si prova di fronte ad un fenomeno sociale e psicologico in crescita. Alcuni studi hanno persino individuato come causa principale della dimenticanza il momentaneo fallimento della memoria prospettica del cervello, altri adducono la distrazione allo stato psico-sociale degli individui di fronte ad una vita sempre più frenetica. Nessuno ha una risposta chiara. Ma i numeri non mentono e dicono che negli ultimi 25 anni sono 11 i bambini morti in Italia perché dimenticati in auto. Casi che disegnano la geografia di tutto il Paese: Roma, Catania, Pisa, Arezzo, Firenze, Vicenza, Piacenza, Perugia, Teramo, Lecco. Dal 6 marzo del 2020 in Italia è obbligatorio usare i dispositivi anti-abbandono quando si trasportano bambini di età inferiore ai 4 anni. Chi non si adegua alla normativa rischia una sanzione amministrativa da 83 a 333 euro, oltre alla decurtazione di 5 punti patente. Eppure Agnese è già la seconda vittima dall'entrata in vigore del cosiddetto «decreto seggiolino». Il 7 giugno di un anno fa, invece, a Roma una bimba di quasi un anno viene trovata senza vita in un'auto in via dei Fucilieri.

L'auto è parcheggiata nei pressi della Direzione Generale per il personale militare del ministero della Difesa, dove lavora il padre come carabiniere. La piccola frequentava l'asilo nido interno alla struttura interforze, dove il padre avrebbe dovuto accompagnarla prima di andare al lavoro.

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