Prima le dimissioni, poi il rimpasto: così Conte vuole attirare i voltagabbana

Sale il pressing per far dimettere il premier prima di formare il Conte-ter: "Fallo o rischiamo di andare al voto". Intanto è pronto il decreto per aumentare le poltrone

Prima le dimissioni, poi il rimpasto: così Conte vuole attirare i voltagabbana

Mancano poche ore per concludere l'operazione responsabili e sperare che non si verifichi un incidente nel corso del voto al Senato sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia. Non ci sono ancora tutte le tessere del puzzle per riparare una situazione che risulta essere molto delicata: a Palazzo Madama i numeri sono risicati e le commissioni rischiano di implodere. Ecco perché il premier Giuseppe Conte è alla caccia dei "costruttori" dell'ultimo minuto, dopo aver fatto un appello aperto alle forze liberali, popolari, socialiste, europeiste e anti-sovraniste. Per il momento però le manovre di palazzo sono in salita: non ci si aspettava uno stallo del genere. Anzi, la convinzione era quella di riuscire a trovare quanti più voltagabbana possbili nel giro di pochissimi giorni. E invece, per ora, così non è stato.

Pertanto il presidente del Consiglio potrebbe avere in mente una strategia ben precisa per attirare qualche senatore e stabilizzare il tutto: aprire alle dimissioni prima di dare vita al ter. Anche se allo stato attuale continua a negare: "Non ne ho alcuna intenzione". Un rifiuto netto a chi gli suggerisce di salire al Quirinale per accelerare la nascita di un solido gruppo parlamentare. Ma da Palazzo Chigi fanno sapere che i prossimi due giorni saranno fondamentali: se il pallottoliere non segnerà nuovi ingressi si rischierà la catastrofe politica. Non è infatti il massimo presentari in Senato per la seconda volta nel giro di una settimana con la possibilità di non ottenere nemmeno una maggioranza relativa e andare addirittura sotto.

Sempre più poltrone

Ai suoi continua a ripetere di essere "consapevole" che le circostanze si complicheranno con il passare delle ore. Un temporeggiare che tuttavia non trova piena condivisione né nel Movimento 5 Stelle né nel Partito democratico: molti esponenti di entrambi gli schieramenti lo hanno sollecitato ad aprire una crisi formale per uscirne rafforzato; c'è chi gli ha chiesto di riaprire le trattative con Italia Viva. Ma la posizione di Conte sembra irremovibile, certo del fatto che riuscirà a evitare la caduta in Parlamento: "Un cul-de-sac che posso ancora evitare".

Il livello di sicurezza di Giuseppi è talmente alto che, come riportato dal Corriere della Sera, sarebbe già pronto il decreto che incrementerebbe le poltrone nell'esecutivo, creando e spacchettando Ministeri e posti da sottosegretario fino ad arrivare almeno a 6 nuove caselle. Il premier qui deve stare attento perché il terreno è scivoloso. "La squadra non si tocca", avverto i grillini. Che storcono il naso su un possibile rimpasto per paura di perdere potere decisionale nel governo.

Arrivano le dimissioni?

Come già detto, Conte vorrebbe evitare le dimissioni ma potrebbe essere costretto a cedere se la situazione non dovesse prendere una giusta piega. Nella giornata di ieri Andrea Orlando ha sottolineato la necessità di un'iniziativa politica "per dare il segnale di un fatto nuovo". Altrimenti, ha avvertito il vicesegretario del Pd, "si rischia di andare a sbattere". Dunque se non si riuscirà a trovare altri responsabili o a spaccare i renziani, al presidente del Consiglio non resterebbe che dimettersi prima del dibattito. A quel punto, riporta Il Messaggero, vorrebbe garanzie su un patto di ferro affinché i pentastellati e i dem facciano il suo nome nel corso delle eventuali consultazioni con il capo dello Stato Sergio Mattarella. Il tempo però stringe e i margini si fanno sempre più stretti. Dal Partito democratico invitano il premier a valutare tutte le opzioni, considerando che a Palazzo Madama "se va sotto addio reincarico".

A chiedere le dimissioni è anche Bruno Tabacci, che ha suggerito a Giuseppi un gesto di chiarezza: "Dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto. Per vincere". Il presidente di Centro democratico, nell'intervista rilasciata a La Repubblica, ha riferito di notare un progressivo avvicinamento verso le elezioni: "Ora tutti devono assumersi le proprie responsabilità.

Ma l'impressione è che si rotoli in fretta verso le elezioni". Effettivamente i numeri mancano e, ragiona Tabacci, la strada delle dimissioni per formare un nuovo esecutivo rappresentano "l'unico ragionamento serio che si può fare in questo momento".

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