Poker di Roberto Dipiazza, che esce vittorioso dalle urne riconfermandosi sindaco di Trieste dopo aver battuto al secondo turno il candidato del centrosinistra Francesco Russo. Per il primo cittadino si tratta infatti del quarto mandato, dopo aver già amministrato la città per tre volte, dal 2001 al 2011 e dal 2016 a oggi. Il risultato appariva chiaro già intorno alle 16 di ieri, quando con oltre la metà dei seggi scrutinati, Dipiazza sfiorava il 52%. La conferma è arrivata poco dopo con i dati definitivi: il sindaco uscente si riconferma con il 51,3% dei voti contro il 48,7% dello sfidante. «Ringrazio tutti i cittadini di Trieste con tanto affetto per questa nuova meravigliosa emozione», sono state le prime parole di Dipiazza. «Ho già ricevuto le congratulazioni di Francesco Russo».
Il capoluogo giuliano ha mostrato di essere in controtendenza rispetto ai risultati degli altri ballottaggi, dove il centrosinistra è riuscito a conquistare le grandi città. Qui, i timori della vigilia si sono dimostrati infondati, quando molti analisti politici avevano presagito che l'assenteismo alle urne avrebbe penalizzato il centrodestra. L'affluenza, d'altra parte, è stata bassa: poco meno del 42% degli aventi diritto al voto, ulteriormente in calo rispetto al primo turno che aveva registrato comunque un dato non entusiasmante (46%). Ma il voto è passato quasi in sordina a Trieste, dove da giorni cresce la protesta contro il green pass. L'attenzione dei media è stata infatti focalizzata più sul porto, dove anche ieri mattina è stato bloccato l'ingresso del varco 4 da parte dei lavoratori portuali e da 3-4mila manifestanti. Le forze dell'ordine hanno sgomberato l'area con gli idranti e i lacrimogeni e con qualche carica di alleggerimento. Non ci sono state le temute violenze, ma solo qualche scaramuccia prima che la folla abbandonasse l'area portuale dirigendosi nella centrale Piazza Unità per un sit in davanti ai palazzi delle istituzioni, Prefettura, Regione e Municipio.
A urne ancora aperte, i manifestanti hanno avuto l'inaspettata solidarietà dei leader di Fratelli d'Italia e Lega, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che hanno criticato il governo e soprattutto il Viminale per la decisione di sgomberare con la forza il presidio dei no green pass davanti all'ingresso del porto. «Idranti contro i lavoratori che scioperano al porto di Trieste ha tuonato Meloni -. Lo stesso Governo che nulla ha fatto per fermare un rave illegale di migliaia di sbandati, nulla fatto per impedire l'assalto alla sede della Cgil, nulla fa per fermare l'immigrazione illegale e combattere le zone franche dello spaccio e della criminalità, che nulla fa contro le occupazioni abusive di case e palazzi privati, tira fuori dai depositi gli idranti per usarli contro dei lavoratori che scioperano pacificamente per non essere discriminati sul posto di lavoro. Così come vuole la Costituzione, così come richiesto pure dalla Ue». La leader di Fdi non ha risparmiato nessuno. «Sindacati muti, media accondiscendenti, forze politiche di maggioranza plaudenti ha aggiunto -. Ecco in che cosa stanno trasformando l'Italia». Più pacato nei toni Salvini, ma non nelle critiche. «La settimana scorsa ha detto il leader della Lega che fa parte della maggioranza di Governo si è permesso a un manipolo di neofascisti di mettere a soqquadro Roma, oggi si usano gli idranti contro i pacifici lavoratori e cittadini di Trieste. Ma al Viminale come ragionano?».
Le manifestazioni, comunque,
andranno avanti. Ora si teme che la protesta possa esacerbarsi, visto che da molte città d'Italia, secondo le forze dell'ordine, è previsto l'arrivo di centinaia di manifestanti che vogliono unirsi ai no green pass triestini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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