Disastro del reddito 5S. Bar e ristoranti rovinati: nessuno vuole lavorare

La denuncia del settore: "I giovani adesso preferiscono il sussidio o lavorare in nero"

Disastro del reddito 5S. Bar e ristoranti rovinati: nessuno vuole lavorare

Roma. La cacciata di Domenico Parisi dall'Anpal, sottoscritta a piè pari da una proposta del ministro del Lavoro Andrea Orlando che ha in progetto di commissariare l'agenzia per le politiche attive del lavoro, smaschera definitivamente l'evidente stortura del reddito di cittadinanza e del ruolo inconcludente dei tremila navigator.

Nel decreto ristori bis si prevede una norma per ricentralizzare la gestione del Fondo sociale europeo per l'occupazione e snellire le procedure per l'incontro tra domanda e offerta lavorativa. Già, perché i risultati prodotti in due anni da Parisi sono tutt'altro che incoraggianti sia per chi il lavoro lo cerca ma anche per chi lo offre. Una testimonianza eloquente del problema generato con il reddito di cittadinanza arriva dal settore dell'ospitalità in tavola (il cosiddetto Horeca): «C'è un problema nel problema di cui nessuno ha ancora parlato e mi riferisco al personale di sala e di cucina difficilissimo da trovare ora che ristoranti, bar, pizzerie e cocktail bar si apprestano a riaprire a pieno regime. Il reddito di cittadinanza, come il sussidio di vario tipo funge da deterrente occupazionale per i giovani e meno giovani, che preferiscono continuare a percepirlo e, quando si presentano ai colloqui, chiedono di lavorare in nero. In ogni caso ci pensano due volte prima di entrare o rientrare nel mondo del lavoro. Non solo. Le eventuali esperienze occupazionali degli studenti diventano irrealizzabili, perché questi ultimi chiedono di lavorare saltuariamente, senza impegno, e quindi non possono essere inquadrati. Troppo assistenzialismo in questo senso fa male, incentiva la disoccupazione e soprattutto la richiesta di lavoro in nero, mettendo in difficoltà i piccoli imprenditori» è la chiosa di Paolo Bianchini presidente di Mio Italia, Movimento imprese ospitalità.

I dati reali racconterebbero di giovani percettori dei 780 euro canonici che si rifiutano di fare i camerieri per 1.500 euro mensili, oppure i cuochi per 2.500. Altrettanto però agognerebbero un lavoro saltuario, magari nei fine settimana e in nero per arrotondare. Il tipo generico di cui si accenna è tra i 30 e i 35 anni, diplomato e che da almeno tre anni non è stato occupato se non in maniera irregolare. Costui ha oramai acquisito la patente per appartenere alla schiera dei fannulloni a vita. Tra i nodi da sciogliere ereditati dalla gestione Parisi anche quello dell'eventuale corsia preferenziale per essere assunti a tempo indeterminato nei centri per l'impiego regionali a pieno titolo. Ovvio però che la modalità di supporto per i nuovi portali lavoro dovrà essere palesemente rinnovata. A oggi dagli stessi dati Anpal viene fuori una situazione decisamente penosa: l'esercito di 2.980 navigator, che ha pesato sull'erario oltre 6 milioni di euro al mese, ha generato l'assunzione di 423 persone che a oggi sono state ricollocate in seguito ai colloqui avvenuti. Rimangono al palo 1 milione e 650 mila percettori di reddito di cittadinanza che non hanno fatto nemmeno il colloquio preliminare al telefono o ricevuto una mail per un primo contatto. Considerando peraltro che in questo anno e mezzo neppure sono state potenziate le strutture digitali dei centri per l'impiego tanto meno attivata la tanto promessa App.

Risultati devastanti che inducono a pensare a un doveroso repulisti: c'è anche chi sussurra che dopo la cacciata di Parisi sarà la volta del professore Pasquale Tridico dall'Inps. Tanto per ridimensionare la rosa dei Cinquestelle.

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