Fra trattative più o meno imbastite, proclami, accuse e minacce, l'unica certezza e che il conflitto in Ucraina non si ferma, anzi, continua a prendere vigore. E addirittura, proprio quando torna ad aleggiare sull'Europa lo spettro nucleare, una rivelazione aumenta il livello di tensione: la Russia era pronta ad utilizzare armi nucleari già dal principio del conflitto, come rivela un ex ufficiale russo addetto alle armi nucleari che ha scelto in seguito di disertare. Nel momento in cui il ministero della Difesa russo, non pago dei costanti attacchi sulle città ucraine con il record di droni della scorsa notte, promette che «sono in preparazione azioni di risposta» ai due nuovi attacchi con missili americani Atacms dall'Ucraina al territorio russo che hanno colpito e seriamente danneggiato l'aeroporto e la base militare di Kursk Vostochny. Un bel clima, insomma, tutt'altro che vicino a una possibile soluzione.
Anche perché dalle parti del Cremlino la narrazione resta lontanissima alla realtà dei fatti. Per Mosca infatti è l'Occidente e in particolare l'America, che intende soffiare sul fuoco del conflitto. «L'amministrazione uscente di Washington preferisce continuare sulla strada di un'ulteriore escalation», ha detto il portavoce Dmitri Peskov che poi torna a minacciare: «La posizione della Federazione Russa è stata espressa in modo abbastanza chiaro dal presidente Putin e non abbiamo dubbio che sia stata ben ascoltata dai paesi dell'Occidente collettivo», riferendosi alla possibilità di usare l'atomica e di colpire altri Paesi che aiutano militarmente Kiev. Ma le minacce avrebbero potuto diventare realtà già molto prima. Il primo giorno dell'invasione dell'Ucraina la base russa delle bombe atomiche ricevette l'ordine di assumere l'assetto da pieno combattimento, secondo il racconto dell'ufficiale russo disertore. «Il giorno dell'inizio della guerra le nostre armi erano in posizione. Eravamo pronti al lancio dal mare e dall'aria, in via di principio avremmo potuto condurre un attacco nucleare», racconta alla BBC. Effettivamente già quel maledetto 24 febbraio 2022, Vladimir Putin aveva messo in guardia il fronte della Nato sull'arsenale atomico russo e tre giorni dopo aveva annunciato che le unità addette erano state messe in «assetto da combattimento». Secondo l'ufficiale addetto alle armi nucleari, lo stato di allerta venne poi cancellato dopo due o tre settimane. L'allerta resta in qualche modo concreto perché secondo le stime, Mosca avrebbe in dotazione 4.380 testate nucleari operative, di cui 1.700 pronte all'uso anche se molte risalgono all'epoca sovietica e non è certo quanto possano essere effettivamente efficienti.
In ogni caso, la notte scorsa le forze russe hanno lanciato la sull'Ucraina 188 droni, oltre ad altri quattro missili balistici Iskander-M. Un numero considerevole, 76, sono stati abbattuti, altri hanno colpito in particolare edifici residenziali e condomini. In particolare nella regione di Ternopil i danni alle linee elettriche consentono di avere l luce solo per 2-3 ore al giorno.
Nel frattempo si inaspriscono ulteriormente i rapporti tra Russia e Regno Unito.
Il diplomatico inglese Wilkes Edward Prior è stato infatti espulso da Mosca perché avrebbe nascosto di provenire dai ranghi dei servizi segreti di Sua Maestà. Accuse che Londra definisce «destituite di ogni fondamento e in malafede». Ulteriore episodio che contribuisce ad accendere un clima già ampiamente logorato.
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