La disfatta di Leu apre il processo a Grasso Ma lui: "Pronti al confronto con i 5 Stelle"

Nella sua Sicilia è arrivato solamente quarto. Civati: «È stato un cappotto»

La disfatta di Leu apre il processo a Grasso Ma lui: "Pronti al confronto con i 5 Stelle"

Francesca Angeli

Roma Liberi, sì ma di tornare a casa. Il voto degli italiani punisce Liberi e Uguali e mette in discussione la leadership maldestra di Pietro Grasso che ora guarda ai Cinquestelle. Certamente il clamoroso naufragio del Pd fa più rumore ma la sconfitta dell'ambizioso movimento, fusione di fuoriusciti dal Pd in connubio con Sinistra Italiana e Mdp, e la mancata elezione di alcuni suoi fondatori, tutti nomi eccellenti, è ugualmente bruciante.

Iniziamo dal risultato generale: un misero 3,4 per cento. Appena sopra la soglia di salvezza mentre solo pochi giorni fa i rumors davano Leu in salita addirittura verso la vetta del 9 per cento. Sembrava un risultato possibile. Erano stati messi in campo nomi prestigiosi: il presidente del Senato, Pietro Grasso, la presidente della Camera, Laura Boldrini, assai visibili per i loro ruoli. E poi pezzi di pregio della storia della sinistra: Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema ed ex giovani rampanti come Pippo Civati. Il risultato però è stato drammaticamente al di sotto delle aspettative. Nella sua Sicilia Grasso non ha ottenuto il seggio nell'uninominale. È arrivato soltanto quarto con 11.580 voti pari al 5,81 per cento, sconfitto dal candidato M5s Steni Di Piazza, 87.301 voti e quasi 44 per cento. Entrerà però in Parlamento grazie al paracadute proporzionale. Eletti pure Stefano Fassina, Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Guglielmo Epifani. Eletta anche Laura Boldrini ma sempre col paracadute perché nel suo collegio uninominale è andata malissimo, arrivando quarta con il 4,6 per cento.

Al Senato clamorosa esclusione di Massimo D'Alema mentre Vasco Errani ce la fa ma va malissimo nell'uninominale. Entrambi erano stati schierati nei loro collegi dove in teoria avrebbero dovuto incassare ottime percentuali. È evidente che gli elettori non hanno creduto a questa operazione a tavolino nella quale l'unico obiettivo comune era quello di danneggiare Renzi e il Pd spinti da ambizioni infondate.

E così ieri a Grasso non è rimasta altra soddisfazione che contare i voti incassati. «Abbiamo preso un milione e 100.000 voti e la prima cosa che voglio fare è ringraziare chi ci ha dato il consenso e chi ci ha aiutato sul territori», ha detto Grasso che ha confermato di voler «proseguire il cammino iniziato come Leu». Certo non poteva nascondere «la delusione per il mancato successo della nostra forza e per non aver saper saputo intercettare il consenso travolti dall'onda del successo della destra e del M5s». E si dice pronto «ad un confronto aperto in Parlamento» con Luigi Di Maio, leader dei Cinquestelle.

Più onesto Civati, non eletto a meno di fortunati ripescaggi, che ammette:

«Nessuno si aspettava un cappotto del genere». Civati riconosce una responsabilità comune per questa sconfitta ma non c'è dubbio che già da oggi dentro Leu si è aperto il processo nei confronti della leadership di Grasso.

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