
Si dice che il disegno di Donald Trump sia quello di amoreggiare con Vladimir Putin per allontanarlo da Xi Jinping, indebolendo così la Cina che sarebbe il vero nemico e rivale strategico di Washington. In una logica del genere, l'Ucraina (già debole di suo, e Trump odia i deboli) è soltanto un fastidioso impiccio, che si può dare tranquillamente in pasto a Putin in nome di superiori vantaggi per l'America.
Ammesso e per niente concesso che sia così, non si capisce il bisogno di scendere fino all'ultimo gradino della bassezza per togliere di mezzo Volodymyr Zelensky, simbolo di un'Ucraina che si ostina a non farsi brutalizzare da Putin senza difendersi, oltretutto eroicamente. Donald Trump, infastidito perché Zelensky non è disposto a regalargli 500 miliardi di dollari di terre rare ucraine in cambio solo di vaghe promesse, lo ha già coperto di insulti («modesto guitto, pessimo premier, colpevole della guerra»), e ripete che deve star fuori dalla porta mentre lui e Putin decidono del destino del suo Paese: «Non ha in mano alcuna carta nelle trattative», ha detto ieri sprezzante. Poi ha aggiunto una serie di slogan mutuati dalla propaganda russa, il più assurdo dei quali è «Putin non è costretto a un accordo, perché se volesse potrebbe avere l'intera Ucraina»: in tre anni di guerra, al prezzo di quasi un milione tra morti e feriti russi e nordcoreani, non ci è ancora riuscito. Si vede che proprio non vuole.
Ora ci si mette pure Elon Musk. L'uomo ammirato per il suo genio si supera in cinismo, e dopo aver sostenuto per anni la causa di Kiev con i suoi preziosi satelliti Starlink, adesso dice che Zelensky è un vigliacco che scappa dalle elezioni perché le perderebbe a valanga, e che si merita di essere maltrattato dal presidente Usa perché «guida una disgustosa macchina della corruzione che si nutre dei cadaveri dei soldati ucraini»: siamo al livello di Dmitry Medvedev o Maria Zakharova.
Nella nuova America trumpiana, Zelensky è il bersaglio numero uno. Trump si rifiuta di sottoscrivere la definizione «aggressione russa» sempre concordata con i partner del G7 per la guerra in Ucraina, e «consiglia» il collega di Kiev di levarsi di mezzo «prima di ritrovarsi senza un Paese»: e anche qui, sembra di sentire la peggior retorica del Cremlino, non quella della Casa Bianca. Con toni simili, una non meglio precisata «fonte vicina a Trump» citata dal quotidiano New York Post a lui vicino «suggerisce» che «la soluzione migliore per Zelensky e per il mondo è che se ne vada immediatamente in Francia». Dal suo amico guerrafondaio Macron, è il sottinteso di questi nobili pacifisti che sono diventati gli americani da un mese a questa parte.
Pacifisti ma anche un po' nazi, a giudicare dal saluto a braccio teso che l'ideologo della destra Usa Steve Bannon ha fieramente rivolto all'uditorio della convention sovranista di Washington, affollata di ammiratori di Donald Trump (Bannon aveva appena dichiarato «ci prendiamo la Germania e poi tutta l'Europa», e si riferiva ai neonazi dell'Afd, che pure Musk consiglia di votare e la cui leader Alice Weidel il vicepresidente JD Vance è andato a visitare snobbando il cancelliere Scholz). Talmente inequivocabile, quel saluto, da costringere Jordan Bardella, inviato di Marine Le Pen, a cancellare per protesta il suo atteso intervento. Qui il corto circuito è completo, perché secondo la propaganda del Cremlino il nazista è Zelensky (che per inciso è ebreo), contro cui la Russia combatterebbe una nuova e santa guerra patriottica come quella contro Hitler ottant'anni fa.
In questo scioccante upside down americano, qualche voce critica verso Trump ancora si leva dal campo conservatore.
Il direttore del già citato «New York Post», Douglas Murray, si è rivolto in un editoriale al presidente per smentire una lunga serie di sue bugie sull'Ucraina: «La guerra l'ha iniziata Putin, che è un dittatore a differenza di Zelensky, la Russia non è amica dell'America mentre l'Ucraina lo è e lo pensa l'81% degli americani, mentre gli aiuti Usa a Kiev sono tutt'altro che sprecati».
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