È il giorno dei riconoscimenti del lavoro fatto dalle Regioni nella gestione dell'emergenza sanitaria quello del 50esimo anniversario della loro nascita, ma anche quello in cui le amministrazioni locali fanno fronte compatto contro il governo sulle regole della fase 3 sui mezzi pubblici.
La scintilla è stata il caos provocato dal dietrofront sulla capienza a bordo dei treni dell'Alta Velocità, dove nel giro di 24 ore il distanziamento è stato tolto e reinserito da un'ordinanza del ministro Speranza, lasciando a terra migliaia di passeggeri. Una linea rigorosa quella dell'esecutivo, dettata dalla necessità di non far risalire la curva dei contagi, che non è piaciuta ai governatori più che mai proiettati verso l'autonomia. Come ribadito nel documento consegnato ieri al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha condiviso il passo in cui si parla di «una moderna e unitaria concezione del sistema delle autonomie territoriali che rifugga da ogni centralismo sia statale sia regionale». Tra i presidenti di Regione che non hanno alcuna intenzione di adottare l'ordinanza di Speranza sul distanziamento a bordo dei treni locali, c'è quello della Liguria Giovanni Toti, che di ordinanza mantiene la sua: sui convogli del trasporto regionale si continuano ad occupare il 100% dei posti.
«Ogni governatore - rivendica Toti - decide in autonomia perché grazie a Dio il decreto che regge tutte queste ordinanze prevede che ogni Regione, valutato il quadro epidemiologico, si regoli come ritiene più opportuno per contenere l'epidemia, ma anche per un ritorno alla vita». La stessa strada percorsa da Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Ma per Toti «non c'è un cartello tra le Regioni del Nord». «Abbiamo solo ribadito ciò che è nel decreto legge che consente alle Regioni di esercitare un ampio margine di autonomia anche migliorative rispetto alle misure restrittive del governo», spiega il presidente della Liguria sollecitando un maggior coordinamento il governo del territorio e il governo centrale. «Altrimenti si rischia la confusione», dice. Come in effetti è accaduto, con il via libera del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il repentino stop di quello della Salute al riempimento dei treni. Anche il governatore del Veneto rivendica la sua decisione di consentire l'occupazione di tutti i posti a sedere sul trasporto pubblico: «In attesa che a Roma smettano di litigare, noi confermiamo la nostra ordinanza», dice Luca Zaia, sempre più convinto a portare avanti l'istanza di autonomia del Veneto («Dettiamo l'agenda del governo»). Lo scontro con l'esecutivo offre l'occasione per riprendere il percorso verso l'autonomia. Una sfida che i governatori non temono di perdere. «C'era un decreto, dentro quel decreto stavano le ordinanze. Il governo non impugnerà nessuna ordinanza perché sono in linea con quello che il decreto prevedeva», garantisce il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.
Oggi intanto si riunirà il Comitato tecnico scientifico per verificare il livello di sicurezza di tutti i mezzi di trasporto, anche degli aerei, che finora hanno goduto di una sorta di «impunità» dovuta all'efficienza dei sistemi di areazione.
E gli scienziati, che non vedono certo di buon occhio le fughe in avanti delle Regioni, potrebbero suggerire al governo nuove strette. Poi certo la decisione sarà politica e il prossimo Dcpm potrebbe contenere nuove norme per garantire la sicurezza su treni regionali e aerei.
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