Insieme per il Futuro di Luigi Di Maio è «un progetto politico serio e uno spazio liberale in cui possono avere ancora senso tutte quelle battaglie civili che avevo condiviso ed abbracciato quattro anni fa, accettando l'invito di Luigi Di Maio ad assumere un impegno diretto nel M5s», dice il giornalista e deputato Emilio Carelli, annunciando il suo passaggio tra i ranghi degli scissionisti guidati dal ministro degli Esteri. Per l'ex volto televisivo di Mediaset e SkyTg24 si tratta di una mossa in perfetta coerenza con gli impegni presi nel 2018, quando si candidò alla Camera con i Cinque Stelle. Poi l'abbandono dei pentastellati a febbraio dell'anno scorso e l'adesione a Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, ora l'approdo a Ipf. «Quattro anni e mezzo fa il M5s ha raccolto consenso perché ha fatto una campagna elettorale moderata che si rivolgeva a tutti gli italiani che volevano un cambiamento», spiega Carelli al Giornale.
Allora ha ragione Di Maio quando parla di un Movimento che si è «radicalizzato»?
«Sono d'accordo con lui sulla radicalizzazione del M5s, quando governi devi trovare degli accordi e avere anche l'onere di governare. Con la guerra in Ucraina, l'aumento dei prezzi, la transizione ecologica da portare avanti con impegno e serietà e l'utilizzo dei fondi del Pnrr bisogna tenere una linea governista. Questo fa sì che chiunque voglia staccare la spina sia un irresponsabile».
Che ne pensa di Conte che a gennaio 2021 cercava i responsabili e oggi cerca gli irresponsabili?
«In quel momento era presidente del Consiglio e ricopriva un ruolo istituzionale. Finita quell'esperienza ha indossato i panni del capo politico, un ruolo che può essere svolto in molti modi, ma lui ha scelto il modo più barricadero, che riporta alle istanze del M5s di dieci anni fa, non a quelle del 2018».
Conte in questo momento sta inseguendo il suo consenso personale?
«Io credo che più che il consenso personale stia inseguendo le istanze protestatarie di tanti parlamentari. Comunque c'è stata una radicalizzazione, quasi a voler inseguire l'ultimo sondaggio, fino a mettere in discussione la politica estera dell'Italia su una questione delicata come quella dell'Ucraina, su cui dobbiamo tenere una linea europeista e atlantista».
Pensa che Draghi possa andare avanti anche senza il M5s?
«Io mi auguro che non ci sia uno strappo da parte di Conte. Ma nel caso ci fosse non ci sarebbe bisogno di un rimpasto, ma solo di sostituire gli esponenti di governo del M5s. Con questo scenario ci sarebbero però dei rischi: il primo è che la Lega acquisterebbe più forza politica all'interno della maggioranza, il secondo è che anche Salvini potrebbe essere tentato di inseguire i sondaggi e staccare la spina».
Ipf si colloca nel campo largo di Letta o è un progetto centrista tout court?
«Il Pd continua a perseguire l'obiettivo del campo largo con il M5s, ma non so quanto questo sia possibile. Ipf vuole costruire un'aggregazione di centro che dialoghi con la destra e con la sinistra, perciò auspichiamo una riforma elettorale in senso proporzionale».
Il Centro è molto litigioso, pensi ai veti di Renzi e Calenda
«Questo è vero. Vedo molti galli nel pollaio e troppi capi che vogliono fare i frontman».
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