Divorzia perché infelice. I giudici: "Lo dimostri"

La donna dovrà restituire le somme ricevute dall'ex. Lei lo aveva tradito "ma da tempo non stavamo bene"

Divorzia perché infelice. I giudici: "Lo dimostri"
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«È vero, l'ho tradito. Ma già da prima non andavamo d'accordo». La vecchia scusa, spesso impiegata dal coniuge infedele nelle cause di divorzio, d'ora in poi non basterà più. Per evitare di subire le conseguenze dell'adulterio, dovrà dimostrare con prove concrete e convincenti che il legame affettivo si era già dissolto prima del tradimento. Se le prove non arriveranno, il coniuge fedifrago verrà considerato l'unico responsabile della fine del matrimonio: con tutto quel che ne consegue.

Lo ha stabilito la prima sezione della Cassazione (nel tondo) con una sentenza - commentata nei giorni scorsi da Marcella Ferrari su Altalex.it) che costringe una signora romana a restituire all'ex marito tutte le somme ricevute in base alla sentenza di divorzio emessa quattro anni fa dal tribunale della Capitale. D'ora in poi, zero assegni, perché - dice in sostanza la Cassazione - siamo davanti a un classico caso di divorzio per colpa.

A rendere particolarmente dolorosa e delicata la vicenda c'è il dettaglio che otto anni prima il marito era rimasto vittima di un incidente stradale che lo aveva costretto su una sedia rotelle. La moglie resta a lungo al suo fianco. Ma a un certo punto se ne va di casa, e si trasferisce a vivere con un altro uomo. La cosa finisce in tribunale, la signora spiega ai giudici che l'allontanamento era stato solo l'ultimo passaggio di un matrimonio ormai finito, e si vede assegnare dal giudice oltre alla casa un assegno di settecento euro al mese.

Ma l'ex marito non si arrende, e ricorre in appello sostenendo che il matrimonio non era affatto in crisi, deposita chat affettuose scambiate con la donna per gli anni successivi all'incidente, e porta a testimoniare il cognato che racconta come l'allontanamento della donna lo avesse colto di sorpresa. In appello l'uomo si vede dare ragione e ora la Cassazione presieduta da Francesco Genovese rende definitiva la decisione. La sentenza sottolinea come «nel giudizio sia pacificamente emerso che la moglie si è allontanata dalla casa familiare ed ha intrapreso una relazione extraconiugale, comportamenti che costituiscono violazione del dovere di coabitazione e del dovere di fedeltà, idonei, ciascuno di essi anche da solo, ed a maggior ragione se contestualmente attuati, a determinare l'addebito della separazione». Di un matrimonio già traballante, dice la Suprema Corte, non c'è traccia. Certo, come altre coppie anche questa aveva attraversato momenti di difficoltà: ma la donna «non ha fornito alcuna prova che tale crisi ebbe a perdurare oltre il grave infortunio patito dal marito e per i successivi otto anni, durante i quali i coniugi continuarono a convivere». In tempi di coppie liquide, aperte, eccetera, la sentenza della Cassazione arriva come un richiamo al vecchio, bistrattato principio alla base del matrimonio: la fedeltà.

«Inoltre - aggiunge la Cassazione - deve tenersi conto che i doveri coniugali sono inderogabili e pertanto non rileva la eventuale tolleranza da parte dell'altro coniuge». Avere incassato il tradimento non è un buon motivo per dover anche pagare gli alimenti.

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