"Djokovic esente: ha fatto il Covid a dicembre". Ma foto e filmati smentiscono i suoi avvocati

Nel presunto periodo di malattia presenziava ad eventi pubblici in Serbia

"Djokovic esente: ha fatto il Covid a dicembre". Ma foto e filmati smentiscono i suoi avvocati

Il Gesù del tennis si affaccia benedicente dal balcone dell'albergaccio dove è stato confinato e nel frattempo aspetta il miracolo: riuscire a restare a Melbourne. Dovrà attendere domani mattina ore 10 down under, quando il giudice Kelly deciderà del suo destino. Ma intanto i suoi avvocati hanno prodotto una difesa articolata: «Novak Djokovic è vittima di una decisione seriamente illogica, irrazionale e legalmente irragionevole». Perché, ecco finalmente la prova, aveva tutto il diritto di entrare in Australia da non vaccinato, essendo risultato positivo al Covid - seppur sintomatico - il 16 dicembre.

Il mistero sull'esenzione prima concessa e poi bocciata al campione serbo finalmente viene svelato: avrebbe potuto dirlo lui, invece di portare la vicenda oltre il limite del grottesco. Ma si sa che Spartaco - l'altro personaggio in cui si è trasfigurato secondo papà Srdjian- non fa prigionieri. Ha ragione è basta. E così la vigilia dell'udienza che tratterà la materia del visto ritirato a Novak aggiunge particolari che dovrebbero dargli ragione, ma che invece non fanno altro che alimentare il sospetto che qualcuno abbia barato. E non solo uno.

Per dire: la domanda di esenzione medica al vaccino per partecipare agli Australian Open sarebbe dovuta arrivare non oltre il 10 dicembre. Djokovic, secondo il legali, il 16 fa un tampone (e quindi in ritardo comunque) e il 17 scopre di essere positivo. Tra un giorno e l'altro, invece di starsene buonino a casa ad aspettare l'esito, presenzia prima a un evento che lo celebra con un francobollo e poi ad un incontro con i ragazzi della sua Novak Academy. Naturalmente senza mascherina, non sia mai.

Poi magari si sarà fatto anche la quarantena, ma qui entra in campo Craig Tiley, il capo di Tennis Australia che in questi giorni ogni volta che tappa una falla scopre un altro buco: «Abbiamo fatto un lavoro eccezionale - dice -. A parte il caso Djokovic non ci sono stati problemi». Una cosina da niente, insomma (ci sarebbe anche la tennista ceca Renata Vorocova, entrata senza problemi alla frontiera e ora rimandata a casa). E magari Tiley dovrebbe spiegare su che basi è stata data l'esenzione a Novak il 30 dicembre, visto che il 10 il Covid non l'aveva ancora avuto.

Insomma, qualcosa non quadra, e non solo ai milioni di australiani che ne richiedono il rimpatrio. Guardando la sequenza degli avvenimenti, resta da capire da dove sia improvvisamente saltato fuori il certificato di positività al virus, del perché Tennis Australia non abbia seguito le direttive del governo sull'invalidità di tale esenzione, di come lo stato di Victoria abbia dato un via libera contro le norme del governo centrale.

Tutto ciò, e non solo, è nel fascicolo che verrà discusso domani mattina e i pronostici non sono molto favorevoli a Djokovic, a cui potrebbe essere vietato di rientrare nel Paese per tre anni. Ma essendo uno che sostiene di poter purificare l'acqua con il pensiero, magari il miracolo gli riesce davvero.

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