Non c’è pace per la maggioranza giallorossa che sostiene il governo Conte. I renziani aprono un nuovo fronte di battaglia che fa tremare l’esecutivo. Questa volta il terreno di scontro sono le intercettazioni. Al Senato è scoppiata la bagarre in commissione Giustizia sul “Decreto intercettazioni” che deve essere convertito entro la fine del mese, passando anche alla Camera.
I tempi sono strettissimi. Davide Faraone di Italia Viva ha attaccato il senatore di Leu Piero Grasso che ha proposto di cambiare un passaggio del decreto che affronta la cosiddetta "vexata quaestio" delle registrazione fatte perché autorizzate per un reato, ma che poi ne rivelano un altro.
Dopo una riunione della maggioranza la settimana scorsa al ministero della Giustizia con il Guardasigilli Alfonso Bonafede, era stato deciso di autorizzarne l'uso. Ma vi era un limite: il nuovo reato scoperto consentisse a sua volta la possibilità di fare intercettazioni. Alla riunione era presente anche il renziano Giuseppe Cucca che in merito alla questione non aveva sollevato perplessità.
Poi la svolta per cercare di placare i malumori tra i giallorossi. "C'è un nuovo testo, abbiamo trovato un equilibrio ragionevole", ha annunciato al termine della riunione di maggioranza il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis. L'emendamento Grasso è stato ritirato e il relatore Mario Giarrusso del M5S sottoporrà alla commissione Giustizia un nuovo testo. Tutto risolto? Non proprio. Fonti di Italia Viva, infatti, fanno sapere che "l'accordo non c'è ancora".
Tutto è in alto mare e le cose cambiano nel giro di pochi minuti. Prima della comunicazione la maggioranza, nel tentativo di trovare un accordo, aveva chiesto un nuovo rinvio della seduta della commissione Giustizia del Senato. I lavori dovevano riprendere alle 17.30. La decisione, però, ha fatto scoppiare la bagarre. Le opposizioni compatte hanno protestato nell’aula del Senato, con Forza Italia e Lega che hanno chiesto l’intervento della presidente Elisabetta Casellati, che ricorda come già con il presidente della Camera, Roberto Fico, nelle scorse settimane avevano sottolineato l’importanza del rispetto dei tempi giusti di dibattito sui provvedimenti, soprattutto sui decreti, con l’eccessivo ricorso alla fiducia. Dai banchi delle opposizioni, prima delle parole della seconda carica dello Stato, si sono levati cori al grido di "onestà onestà". "Siamo alla farsa", ha gridato Alberto Balboni di FdI.
I minuti passano, la tensione resta altissima così come la confusione. Italia viva prova a smorzare i toni. "Ci va bene il testo di Bonafede uscito dal Cdm o un testo che rispetti la sentenza della Cassazione, non capiamo perchè ci si intestardisca su altro". E' quanto fanno sapere fonti del partito guidato da Matteo Renzi in merito al nuovo emendamento del relatore al decreto Intercettazioni.
È fissato a domani alle 9.30 il termine dei subemendamenti al decreto Intercettazioni. I lavori della commissione Giustizia riprenderanno al termine dei lavori d'aula del Senato."Il relatore ha presentato un nuovo emendamento, la commissione non è ancora pronta. Domani alle 9,30 scade il termine per i subemendamenti e la commissione si riunirà alle 13,30. Ma ipotizzare oggi un orario di chiusura dei lavori della commissione è difficile, potremmo ipotizzare alle 17 di domani". Lo ha detto in Aula il presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama, Andrea Ostellari della Lega. Ciò significa che l'avvio dell'esame in aula del decreto Intercettazioni slitta a domani pomeriggio, sempre che la commissione a quel punto abbia terminato l'iter sul provvedimento.
Dopo una giornata convulsa la maggioranza ha raggiunto l’accordo sul tema
intercettazioni. Lo riferiscono fonti giallorosse, spiegando che l’intesa è stata trovata su un subemendamento all’emendamento del relatore. Sul testo figurano le firme di tutte le forze di maggioranza, compresa Italia viva.
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