Si salvi chi può. Pd e Cinque stelle si danno da fare per piazzare uomini di fiducia nei gangli vitali del Paese. Ma quello che sta accadendo all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli guidata dal grillino Marcello Minenna «è un record - dicono al Giornale fonti interne - 40 dirigenti nominati prima che il prossimo esecutivo lo rimuova».
Le prove scritte si dovranno tenere il prossimo 24 ottobre. Ma sulla selezione pende il verdetto del Consiglio di Stato - atteso per il 7 novembre - su un altro «truccatissimo» concorso per 69 posti, giustamente annullato in autotutela da Minenna dopo una decina di sentenze tra giustizia penale, civile e amministrativa, con tanto di denuncia alla Procura della Repubblica per le scorrettezze di alcuni vincitori, pizzicati a copiare. La commissione fu troppo disinvolta: tempi record e risultati poco credibili, ma tant'è. Il tribunale civile di Roma ha condannato per falso l'Agenzia e alcuni concorrenti che si erano costituiti per «salvare» la graduatoria, con l'Avvocatura di Stato che ha difeso due candidati nonostante l'accertato plagio. Ma anziché aspettare il verdetto che potrebbe resuscitare la contestata graduatoria ed eliminare i posti messi a concorso da Minenna, le Dogane hanno accelerato l'iter.
Anche le modalità fanno sorgere qualche sospetto. Il bando ha stabilito che i titolari di un incarico nell'agenzia, anche di tipo fiduciario come dirigente esterno ex articolo 19, comma 6, siano esonerati dalla prova preselettiva e possano godere di un punteggio preferenziale. Possibile? Come sollevato anche da alcune interrogazioni parlamentari del senatore ex M5s Emanuele Dessì potrebbe accadere che a vincere il concorso siano anche amici personali di Minenna «come il suo medico personale o Lorenzo Monti, fratello della blogger di Beppe Grillo», dice una fonte confidenziale. Dessì ricorda come alcuni personaggi di area Pd denunciati dall'amministrazione e indagati dalla procura di Roma per aver copiato al concorso, anziché ricevere un doveroso provvedimento disciplinare, siano stati promossi da Minenna con incarico fiduciario, potendo cosi addirittura usufruire della corsia preferenziale prevista dal concorso. A un dirigente esterno alle Dogane con stipendio da 200mila euro l'anno, membro della commissione di esame, sarebbe stato prorogato il contratto scaduto il 30 settembre «per esigenze funzionali non procrastinabili», contro lo stesso parere del Comitato di gestione dell'Agenzia, mentre ad altri no. E chi ha denunciato le irregolarità del concorso sarebbe stato oggetto di mobbing, procedimento disciplinare e carriera bloccata perché «inaffidabile e non degno di fiducia».
Minenna non piace nemmeno ai sindacati, che gli rimproverano alcuni discutibili iniziative pagate con soldi pubblici: la 500 azzurra (originariamente rossa e riverniciata per e migliaia di euro) regalata al ct della Nazionale Roberto Mancini, l'acquisto di auto storiche tra cui una Fiat Balilla «da destinare all'istituendo Museo delle autovetture storiche dell'Agenzia», lo scivolone sulla data di nascita
delle Dogane (prima il 17 marzo 1861 poi il 5 aprile 1853), il bizzarro inserimento di un geco nel logo e gli emoticons in divisa nelle chat di whatsapp dei dipendenti, con le faccine in divisa che ridono. E noi paghiamo.
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