Donne, celibato e diritti gay: l'ombra dello scisma tedesco

Marx è uomo di fiducia di Bergoglio: lo strappo è l'ultima sfida di una curia ultra-progressista. Il rischio di rottura

Donne, celibato e diritti gay: l'ombra dello scisma tedesco

U n gesto simbolico, perché tutti vedano che il cristianesimo e la fede in Germania hanno bisogno di un nuovo inizio, non soltanto sul tema della pedofilia ma sui grandi temi che da anni vengono discussi, tra scontri e polemiche. Con l'offerta di dimissioni al Papa dalla guida della diocesi di Monaco e Frisinga, il 68enne cardinale Reinhard Marx scatena un nuovo terremoto nella Chiesa perché, questa volta, la bomba non arriva certo da un fermo «oppositore» del Papa argentino ma da un suo uomo di fiducia, dal porporato che Francesco ha voluto nel ristretto consiglio dei cardinali che lo aiuta per la riforma della Curia e che ha messo a capo del Consiglio per l'Economia della Santa Sede.

Un vescovo d'impronta fortemente progressista, come del resto la maggioranza dei presuli del suo Paese, che, mostrando chiari segni di delusione, ha provato negli ultimi anni a cambiare la Chiesa tedesca lanciando nel marzo del 2019 un sinodo nazionale biennale, con l'obiettivo di «aggiornare» la dottrina su morale, celibato, sesso, donne e famiglia, provando a riconquistare la fiducia dei cattolici tedeschi feriti dalla piaga della pedofilia. Tema, quello degli abusi sui minori, sul quale Marx ha basato quasi interamente la sua lettera consegnata a Francesco il 21 di maggio. Ma è chiaro che la missiva con tanto di dimissioni, che arriva in uno dei momenti più difficili nei rapporti tra Vaticano e Chiesa tedesca, nasconde un'insofferenza di fondo per delle mancate aperture di Bergoglio che in Germania attendono da diverso tempo.

L'ultima sfida lanciata al Vaticano risale a meno di un mese fa quando i sacerdoti di circa 100 chiese cattoliche tedesche hanno benedetto centinaia di coppie gay, nonostante la Santa Sede abbia definito ufficialmente «illecita» questa pratica. Iniziativa «pro-arcobaleno» dalla quale i vescovi tedeschi hanno preso ufficialmente le distanze, anche se il presidente della Conferenza Episcopale e vescovo di Limburg, monsignor Baetzing, qualche mese prima aveva affermato che «le persone in unioni omosessuali vogliono la benedizione della Chiesa, dobbiamo affrontare questo desiderio, abbiamo bisogno di un confronto intenso, dobbiamo valutare in modo nuovo l'omosessualità e le unioni di vita fuori dal matrimonio».

Questa è solo la punta dell'iceberg perché le frizioni, che secondo molti analisti cattolici potrebbero sfociare in un drammatico scisma, vanno avanti da diverso tempo: il cardinale Marx, che dal 2014 ha guidato la Conferenza Episcopale Tedesca fino al termine del suo mandato nel 2020, non si era ricandidato, rimarcando la sua delusione per la mancata apertura del Papa sul tema del celibato sacerdotale dopo il Sinodo sull'Amazzonia. Ma il porporato aveva già fatto la voce grossa in passato dicendo sin da subito che il sinodo della Chiesa tedesca sarebbe stato «un processo vincolante».

Affermazioni che avevano ricevuto però uno stop proprio dal Vaticano, in particolare con due lettere ufficiali del cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi e di monsignor Filippo Iannone, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che avevano bollato l'iniziativa come «ecclesiologicamente non valida», che «viola le norme canoniche» e che di fatto è rea di «alterare le norme universali e dottrinali della Chiesa». Un evento, ancora in corso, che effettivamente si attesta su posizioni sempre più distanti dal magistero cattolico e in cui i laici hanno diritto di voto al pari dei vescovi e degli arcivescovi.

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