Donne, droga, soldi: le vanterie di Corona diventano un bestseller (anche) in libreria

Impazza sui social il capitolo dedicato alle donne: "Ho un magnetismo..."

Donne, droga, soldi: le vanterie di Corona diventano un bestseller (anche) in libreria

«Volete sapere quanto ci impiegano quattro sacchi strapieni di contanti a svuotarsi su un divano? Al massimo sedici secondi». Ecco, così Fabrizio Corona racconta nel suo libro la sera in cui si presentò a casa della sua segretaria con una montagna di soldi da nascondere al fisco. Il problema è che di tutte le storie, le smargiassate, i ricordi veri o fasulli delle 146 pagine di libro, questo è uno dei pochi riferibili a un pubblico minorenne. Il resto è l'autoritratto di un bad boy, un cattivo ragazzo fiero di esserlo, che predica una vita diseducativa. E sfonda le classifiche dei bestseller.

Eh sì: che nel mondo un po' abbacchiato della editoria italiana l'instant book di Corona entri d'impeto nell'Olimpo dei più venduti potrà fare storcere il naso, potrà indurre a considerazioni amare sui gusti dei lettori. Ma lui, Corona, si gode il successo, ennesima prova di quel fiuto selvaggio per la pancia del pubblico che (in mezzo a svariati difetti) ne costituisce la qualità più vistosa: e che finora gli ha impedito di dover andare lavorare nei campi.

Certo, ci si può consolare rimarcando che il secondo posto nella top ten della «Saggistica» equivale a qualche migliaio di copie vendute: e che davanti a Corona non ci sono Roland Barthes né Bob Woodward ma due giovanissimi youtuber. Però il fatto resta. E restano nero su bianco i cattivi insegnamenti. Come il testamento finale: «Non so bene perché sono ancora vivo. Dormo due ore per notte, se esco bevo minimo otto Negroni, da quando il medico per scopare mi ha prescritto il Cialis al posto del Viagra lo prendo anche per andare in palestra. Sogno la morte da Re: Freddie Mercury, Jim Morrison, Marco Pantani, Marco Simoncelli». E la gente corre in libreria.

Ad impazzare sui social è ovviamente il capitolo poeticamente intitolato «Fighe», dedicato alle imprese che si possono immaginare («Io ho un magnetismo: guardo una donna e dopo un attimo sono lì che me la faccio»), sul quale fioccano in pari misura indignazioni postfemministe e plausi ambosessi carichi di invidia: come se lo slogan «quando tu sai che vai con Fabrizio Corona sei perfettamente consapevole di andare con uno al quale non gliene frega un cazzo» fosse in realtà il selfie sentimentale di metà della nazione.

«Io sono il gossip», «Io sono Dio», il tatuaggio «Corona non perdona»: Non mi avete fatto niente è un delirio di onnipotenza dove è impossibile distinguere il calcolo dalla fragilità, la sincerità dal marketing. D'altronde parliamo di uno che quando era a San Vittore si paparazzava da solo. Di uno che quando esce dal carcere non si occupa di abbracciare la fidanzata ma di esibire ai fotografi la maglietta con il suo nuovo marchio: e che adesso nel libro racconta tutto fiero la scena, come se fosse normale, come se fosse giusto.

«Ho una sorta di magnetismo, io riesco a entrare dentro le persone,

chiunque abbia davanti, per questo non ho paura di nessuno», scrive Corona, e gioca a fare il poeta maledetto, quello che fosse foco brucerebbe il mondo. Certo, non è Cecco Angiolieri. Ma Cecco Angiolieri vendeva di meno.

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