«La parola parto la uso solo per viaggiare»...
Questa è anche divertente. Ma le altre «battute» che chiosano l'intervento della stilista e imprenditrice Elisabetta Franchi non sono tutte così ironiche. Né quelle che arrivano dal mondo di Internet, né quelle che arrivano dal mondo della Politica.
La Franchi, com'è noto, è intervenuta l'altro giorno durante il convegno «Donne e moda: il barometro 2022» organizzato da PwC Italia e dal quotidiano «Il Foglio». Ha praticamente raccontato ciò che già ci aveva tristemente rivelato, qualche giorno fa, il settimo rapporto di Save the Children sulla condizione della donna nel lavoro, ma le stesse cose, dette da lei, hanno scatenato lo sdegno. Perché è vero, lei le ha dette da imprenditore, anzi da imprenditrice, quindi l'effetto è stato deflagrante. D'altra parte il fatto di non frequentare eufemismi fa parte del suo charme. E anche quel suo accento emiliano pare inadatto alle formule troppo diplomatiche. È una donna che si è fatta da sola e continua a non chiedere permesso. Quindi si è espressa esattamente così: «Quando decidi di mettere una donna in una carica importante, se è davvero un posto molto prestigioso poi non ti puoi permettere di non vedere quella persona per due anni. Io da imprenditrice spesso ho puntato sugli uomini. Io oggi le donne le ho coinvolte ma quelle sopra una certa età, quelle anta, perché se dovevano sposarsi o fare figli o separarsi, hanno già concluso questi passaggi». Poi ha ammorbidito il tiro, ma come spesso accade, forse è stato anche peggio. Ha cercato di spiegare che in effetti una donna ha tutti i diritti di avere dei figli, ma ha anche aggiunto che poi, ovviamente, sparisce dal lavoro perché ha voglia di stare con loro, di fare le vacanze con loro, i week end con loro, ogni tanto ha l'esigenza di andare dal parrucchiere... e insomma non riesce più a lavorare, come l'azienda avrebbe bisogno, «h 24»... E, sempre per attutire il realistico affondo, ha aggiunto che lei i figli li ha fatti, che la diverte il fatto di trascorrere del tempo con loro, che i fine settimana li passa allegramente in compagnia dei suoi bambini. Ed ecco fatto il disastro: involontariamente ha unito la rabbia di genere alla rabbia sociale. Della serie, le donne comuni «non possono coniugare famiglia e lavoro», lei invece sì «perché è Elisabetta Franchi». Dagli inviti «a boicottarla» dell'attore Alessandro Gassman, all'indignazione della deputata Pd Marianna Madia ha ha definito l'intervento della stilista «una somma di stereotipi sciocchi su donne, uomini, giovani, lavoro e impresa»; all'affondo della conduttrice Myrta Merlino che ha parlato di «misere parole, l'opposto del necessario... Avremmo bisogno di sorellanza, progresso, femminismo nei fatti. Forza ragazze. Vogliamo e siamo altro. Non molliamo anche quando altre donne sono il nostro limite». A difendere la stilista, invece, Sonia Bruganelli, moglie di Paolo Bonolis: «Ricordo che è la sua azienda, che paga lei i suoi dipendenti e credo sia libera di assumere chi reputa più opportuno. E adesso scatenatevi pure con la vostra demagogia».
La Franchi respinge ogni accusa e precisa che la sua azienda è piena di quote rosa: «Non accetto strumentalizzazioni. Sono una donna imprenditrice a capo di un azienda da 131 milioni di fatturato e che ha tirato avanti anche la famiglia, con grande fatica». Ieri, in serata, arriva anche un comunicato nel quale, tra le altre cose, ammette di essersi espressa «in modo inappropriato» ma, numeri alla mano, dimostra che, nella sua azienda, su 300 dipendenti, l'80% sono donne, di cui la maggioranza under 40 e che le donne manager sono il doppio degli uomini. Ma ribadisce che, di fatto, «le donne sono ancora costrette a scegliere tra l'essere madri ed essere lavoratrici».
E aggiunge che «invertire la rotta si può e si deve».Sarebbe interessante se tutta questa indignazione nei confronti delle parole della Franchi sortisse in qualcosa di costruttivo per le donne. Ma in Italia piacciono sempre i linciaggi, e mai le soluzioni.
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