Com'è lontano il 2 luglio 2011. Beppe Grillo arringava i rivoltosi con il megafono, il capopopolo Alberto Perino invitava i manifestanti con i passeggini al seguito a portare via i bambini da quella battaglia e i ragazzi in assetto da guerriglia scappavano in mezzo ai boschi di Chiomonte. Un'altra epoca in cui la Val di Susa ribolliva come un centro sociale e il no alla Tav era il primo comandamento del decalogo grillino.
Oggi il cantiere della Tav corre, l'opera mastodontica va avanti anche se ci vorranno altri dieci anni per arrivare all'inaugurazione, prevista nel 2030. I Cinque stelle sono al governo e il governo - ovvero il ministro Paola De Micheli - chiede addirittura un miliardo all'Europa e al Recovery Fund per completare la Torino Lione. La metamorfosi è compiuta, gli incendiari si sono fatti pompieri. Saltano le protezioni di un passato sempre più ingombrante e con precisione millimetrica la magistratura regola i conti con i protagonisti di quell'interminabile guerra.
Ieri la polizia arresta Dana Lauriola, 38 anni, portavoce del Movimento e attivista del Centro sociale Askatasuna di Torino; contemporaneamente i carabinieri spediscono agli arresti domiciliari Stefano Milanesi, ex terrorista di Prima linea, poi transitato nella mischia magmatica dei nemici del treno veloce. Milanesi deve scontare un residuo di pena per una resistenza a pubblico ufficiale del 2015, uno degli infiniti episodi di questa sfiancante contesa; Lauriola, invece, resta impigliata in una condanna definitiva a 2 anni per una vicenda del 3 marzo 2012: quel giorno circa trecento No Tav bloccarono il casello di Avigliana e mandarono in tilt le sbarre, riuscendo a far passare le macchine senza pagare il pedaggio. La difesa ha tentato fino alla fine di alleggerire la posizione della donna, proponendola per una misura alternativa al carcere. Ma il tribunale di Torino non ha mollato di un centimetro e, a quanto pare, il colpo di grazia l'ha dato una relazione durissima della Digos.
A Bussoleno c'è un presidio permanente davanti all'abitazione di Lauriola, quasi uno scudo umano per proteggerla dallo Stato. Ci sono cariche e attimi di tensione. Ma alla fine la donna viene portata in carcere. La giustizia ha atteso come un contabile svogliato, ma alla fine è arrivata affossando il sogno: i rapporti di forza non sono stati rovesciati sul campo. La coperta è più corta, certe parentele non vengono più sbandierate né reclamate, i cortei lasciano il posto alle pratiche burocratiche.
«I lavori della Tav proseguono e sono in linea con i tempi», spiega al Giornale il governatore del Piemonte Alberto Cirio. Ci sono in questo momento gare in corso per 4 miliardi ed è stato scavato oltre il 18 per cento, circa 30 chilometri, dei 164 di gallerie previsti. «Siamo soddisfatti - aggiunge l'assessore regionale alle infrastrutture Marco Gabusi - l'unico ritardo è quello legato alla nomina del nuovo commissario governativo. Quello precedente, Paolo Foietta, è scaduto a febbraio dell'anno scorso e non è stato mai sostituito. Per la verità la De Micheli aveva detto che sarebbe arrivato il prefetto di Torino, non se n'è saputo più nulla. Ma capisco, meglio andare avanti a fari spenti, cercando di fare meno rumore possibile. La Tav si fa ma non si dice». E un pizzico di ipocrisia, dopo le tante capriole di questi anni, è necessario per sopravvivere. La musica è cambiata, in Val di Susa come a Taranto e in tante altre città, ma si fa finta che non sia così. I no sono diventati sì, ma sottovoce.
Gli ideali dell'inizio si sono accomodati in poltrona e il romanticismo tutto querce e fionde è una foto vintage. A Palazzo Chigi si pattina su vecchi equilibri che ormai non ci sono più. Intanto, i «soldati» si arrendono: oggi non fanno notizia gli scontri ma le manette per chi, forse, pensava di essere al riparo dalla legge.
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