Minacciare dossier per fermare chi aveva ragione sul Covid non è reato. È stata archiviata l'inchiesta sull'ex capo di gabinetto di Speranza, Goffredo Zaccardi, intentata dal viceministro M5s Pierpaolo Sileri dopo un violentissimo scambio di battute sui compiti del Cts, l'arrivo della pandemia e l'acquisto di alcuni respiratori che avrebbero potuto salvare delle vite. Magistrato a riposo, Zaccardi si è dimesso qualche giorno dopo la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero della Procura di Roma Maria Teresa Gerace «per l'infondatezza della notizia di reato». Decisivo è stato il suo interrogatorio, nel quale avrebbe fornito una «plausibile spiegazione» alle parole urlate a Sileri e al suo braccio destro Francesco Friolo. Quali? «Smettila di rompere le p... stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto». E giù allusioni.
«Zaccardi si sentiva, a sua volta, offeso dalle accuse di immobilismo formulate dal Sileri, alle quali ha ammesso di aver risposto in maniera inurbana, ma senza alcun intento minatorio», giacché - ricorda il sostituto procuratore della Repubblica di Roma - l'episodio indicato in imputazione «si insinua in un contesto di incontri avvenuti in un clima di estrema tensione». Sarà... Siamo ai primi di marzo del 2020, il Covid è in Italia e da qui si diffonderà in tutta Europa. Nella Bergamasca la gente muore, i medici sono senza protezione. Al ministero della Salute non sanno che pesci pigliare. «Zaccardi faceva da tappo tra me, il ministro della Salute Roberto Speranza e l'allora coordinatore del Cts Agostino Miozzo, cui Zaccardi ordinò di non dar seguito alle mie richieste. Da quando è andato via le cose sono migliorate molto», ricorda Sileri al Giornale, non senza l'amarezza di ammettere che le dimissioni di Zaccardi hanno accelerato il colpo di spugna sul fattaccio. Le accuse sulle e-mail mandate a febbraio (senza risposta) per chiedere del piano pandemico e per avere i dati sulle polmoniti anomale, i ventilatori chiesti prima che si scoprisse il cluster in Italia, le battute tipo «A Sile', non porta' sfiga» dette da un autorevole dirigente del ministero trovano conferma nel libro La grande inchiesta di Report sulla pandemia di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini. Non sappiamo a che punto siano le indagini della Procura di Roma su una possibile epidemia colposa innescata dalla filiera di errori e sottovalutazioni (aperta anche a Bergamo) e dalle dichiarazioni di Sileri, che confessa di aver parlato anche con i magistrati lombardi. Ma se le premesse sono l'archiviazione di un ex alto magistrato, che ipotizza un dossier contro un «rivale» di Speranza pur di metterlo a tacere, il sospetto è che non si voglia andare fino in fondo.
Peraltro nel mirino di Zaccardi c'era anche l'ex braccio destro di Sileri, Francesco Friolo, rimasto per 11 mesi senza stipendio per una strana decisione del Mef che lo staff del nuovo ministro Daniele Franco e un recentissimo parere del Consiglio di Stato hanno ribaltato, dando ragione a Sileri e Friolo. Quanto al presunto dossier, qualche documento sarebbe effettivamente finito nella scrivania dei pm romani, assieme (pare) a una serie di dichiarazioni di Zaccardi che ne suffragherebbero la veridicità.
Intanto spunta una lettera di Regione Lombardia del 2 marzo 2020 nella quale viene chiesto al capo della Protezione civile Angelo Borrelli l'invio di medici militari per fronteggiare la pandemia scoppiata nella Bergamasca.
Nelle zone rosse arriveranno alcuni militari il giorno dopo, per poi tornare in caserma. Solo l'8 marzo il governo decide (tardi) di chiudere tutta l'Italia. Ad Alzano e Nembro arriveranno i medici russi a salvare vite. Un'altra storia tutta da (ri)scrivere.
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