La storia dei presunti dossieraggi si intreccia a doppio filo con l'inizio del governo giallorosso M5s-Pd di Giuseppe Conte. È tutto in un memoriale, non firmato né protocollato, indirizzato ai vertici della Dna. Un documento di cui l'ex numero due della Direzione nazionale antimafia Giovanni Russo (oggi al Dap) avrebbe riconosciuto la paternità davanti ai pm di Perugia Raffaele Cantone e Laura Reale, che da mesi chiedono l'arresto del tenente Pasquale Striano. Una volta depositato, il memoriale (anticipato dall'agenzia Lapresse) potrebbe essere la prova decisiva per blindare l'indagine.
Perché è rimasto secretato in un cassetto? Chi ha chiesto a Russo di insabbiarlo? Da alcune condotte «anomale» del finanziere romano, vedi le indagini illegittime di Striano sul ministro della Difesa Guido Crosetto poi spiattellate al quotidiano il Domani, è nata l'inchiesta sulla presunta centrale dei dossieraggi per accesso abusivo e rivelazione di segreto. A riesumarlo e a consegnarlo a Perugia sarebbe stato Giovanni Melillo, dal 2022 alla Dna, grazie a un'indagine interna sulle falle nelle banche dati. Risalirebbe a quando Russo coordinava il Servizio contrasto patrimoniale e si dogliava delle troppe «invasioni» del tenente Striano dell'Ufficio Sos (Segnalazione di operazione sospetta) in indagini non sue.
Tra le stranezze che Russo avrebbe segnalato a Federico Cafiero de Rao, allora suo superiore, ci sarebbe il vizietto di Striano di mettere le mani in incartamenti e indagini assegnati ad altri colleghi. Per capire se Striano mangerà il panettone ai domiciliari bisognerà aspettare il prossimo 17 dicembre, quando il Riesame deciderà sulla competenza territoriale di Perugia, illegittima secondo il legale di Striano Massimo Clemente e secondo l'avvocato Andrea Castaldo, difensore dell'ex pm antimafia Antonio Laudati, capo di Striano oggi a riposo ma considerato da Cantone complice dei dossieraggi. L'udienza è durata tre ore, nelle quali i due avvocati hanno evocato la nullità di alcuni atti d'indagine e la retrodatazione dell'iscrizione nel registro degli indagati di Laudati, chiedendo di spostare le indagini a Roma in base a una recente sentenza della Cassazione sulla competenza nelle inchieste sui magistrati, anticipata dalla Verità.
Possibile che de Raho non sapesse di questo memoriale? Tirato per la giacchetta il grillino si dice vittima di una macchinazione: «Mai ricevuto relazioni o segnalazioni, le note su comportamenti anomali o scorretti non restano nel cassetto ma vanno firmate, protocollate e inviate», come è successo in passato quando «sono state allontanati, con denuncia alla Procura competente» appartenenti al gruppo ricerche che si erano macchiati di «comportamenti anomali o irregolari».
Le date del documento - che oggi sarà portato all'attenzione del presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo e dei suoi componenti (compreso lo stesso de Raho, cui potrebbe essere negato)
sono molto importanti. Sarebbe stato redatto tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, esattamente nei primi mesi di insediamento del Conte II (nato il 5 settembre 2019). C'è un filo rosso che lega dossieraggi e pandemia?
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