Arriva la norma ad personas per consentire alla commissione Antimafia di fare piena luce sui dossieraggi e sulle inchieste di mafia. La presidente della Commissione Chiara Colosimo, dopo un lungo confronto con i suoi uffici, ha deciso di proseguire con l'iter per modificare la legge.
Con quattro articoli si inserisce l'articolo 2-bis al regolamento che prevederebbe «l'obbligo di astenersi dalla commissione e dalla consultazione di documenti» quando si trovi «in una situazione di conflitto di interessi in relazione a determinati fatti oggetto di inchiesta da parte della Commissione» per evitare di «recare pregiudizio alla obiettività delle indagini e degli accertamenti svolti dalla medesima Commissione». Le incompatibilità andrebbero «dichiarate» o possono essere «segnalate da altri componenti dell'Antimafia», «l'eventuale sussistenza del conflitto d'interessi» va «valutata con il parlamentare interessato» in una relazione che va «trasmessa alla Camera di appartenenza». La stessa Colosimo ha espresso la sua disponibilità a ritirare la proposta nel caso in cui dall'opposizione arrivasse un testo migliorativo della legge da lei proposta, che però vada esattamente nella direzione auspicata durante la riunione dell'ufficio di presidenza.
La maggioranza nelle scorse settimane si era scagliata contro la partecipazione ai lavori di due parlamentari Cinque stelle. Nel mirino ci sono l'ex procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, tirato per la giacchetta ancora ieri (vedi l'audizione fiume dell'ex numero due Dna Giovanni Russo, oggi al Dap) per i suoi rapporti con il tenente Gdf Pasquale Striano e i presunti dossieraggi quando era alle dipendenze dell'ex pm Antonio Laudati ed entrambi erano alla Direzione nazionale antimafia.
Ma a far sorgere molti dubbi è anche l'ex pm di Palermo Roberto Scarpinato, pizzicato a parlare con l'ex collega Gioacchino Natoli dai pm di Caltanissetta, convinti che dietro la morte di Paolo Borsellino ci sia il dossier mafia-Appalti scritto dai Ros che la Procura accantonò frettolosamente e che Scarpinato archiviò qualche giorno dopo la strage di Via d'Amelio. L'ex pm avrebbe concordato con il magistrato indagato a Caltanissetta le domande e le risposte prima di una audizione di Natoli in Antimafia. Dopo anni a difendere la pubblicazione delle intercettazioni oggi Natoli chiede che le sue suo dire «irrilevanti» (e certamente non rispettose del suo status di parlamentare) vadano distrutte.
«Scarpinato e de Raho, con i loro evidenti conflitti di interesse, bloccano i lavori dell'Antimafia», dicono i maggiorenti di Forza Italia. È proprio Scarpinato il più allergico al nuovo regolamento, tanto da lanciarsi in un anatema l'altra sera in tv da Massimo Giletti: «Mi vogliono fare fuori perché sono tra i pochi magistrati che crede ai mandanti esterni alla mafia per le stragi di Capaci, via D'Amelio e gli attentati di Roma, Firenze e Milano del 1993», l'ex pm è convinto che dietro ci siano «uomini potenti della politica, della massoneria, della destra eversiva, tanto che ho scritto una relazione di 57 pagine in cui ho elencato tutti i buchi neri e i testimoni da ascoltare», ha detto alla trasmissione Lo Stato delle Cose. Da lì sarebbe iniziata «la guerra nei miei confronti», dice Scarpinato.
Balle, è la replica della deputazione di Forza Italia in Antimafia: «Un controverso protagonista ha avuto uno spot promozionale del tutto fuori luogo, la Rai imponga una rappresentazione veritiera dei fatti», dicono il vicepresidente della Mauro D'Attis, il capogruppo azzurro Pietro Pittalis, e gli altri membri Maurizio Gasparri, Pierantonio Zanettin, Giuseppe Castiglione e Chiara Tenerini, che si dicono «meravigliati per la
singolare esibizione su Raitre», con vicende «descritte in modo non completo, a tratti inesatto se non contrario alla verità, atti coperti da segreto liquidati negandone i contenuti, con grave pregiudizio dell'Antimafia».
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