Dossieraggi, plichi anonimi e minacce. Il metodo "Report" nel mirino della Rai

Il sospetto di frode ai danni della tv di Stato per le fatture false agli informatori. Iv: "Pagina indegna per il servizio pubblico"

Dossieraggi, plichi anonimi e minacce. Il metodo "Report" nel mirino della Rai

«Quello che dice Sigfrido Ranucci nel video pubblicato dal Riformista... I messaggini di minacce ai politici... chiunque altro sarebbe stato cacciato dalla Rai, radiato dall'Ordine e indagato per truffa, peculato e danno erariale». Questo dicono off the record tutti i colleghi contattati dal Giornale. Molti ex giornalisti di Report si negano, e si capisce anche perché... Nessuna manipolazione, però, come Ranucci aveva fatto capire. A dirlo è lo stesso conduttore al Fatto quotidiano di ieri. «Il video è agli atti (dell'inchiesta sul dossieraggio, ndr), con tutta la trascrizione». In quei giorni del 2014 si parlava di un filmino hard che ricatta l'ex sindaco di Verona Flavio Tosi. «Mi dicono che ce l'hanno, gli faccio credere che lo voglio comprare, gli vado dietro per verificare, come ha scritto il giudice, le informazioni che avevamo». Tanto paga Viale Mazzini, ovviamente. «Report non fattura, a fatturare è la Rai che controlla tutto». Eppure qualcosa passa, c'è un metodo. I servizi girati da ignoti che il conduttore si farebbe spedire (anche da solo) in plichi anonimi vengono pagati con fatture false a prestanome, il tutto per coprire il dossieraggio. Non fondi neri ma soldi veri che la Rai paga perché entrano «tanto diecimila cose» e nessuno controlla. Una frode per la tv di Stato, che sarebbe raggirata da un suo dipendente. Se ci fosse davvero un danno erariale, oltre a Ranucci ne risponderebbero l'amministratore delegato e il Cda. C'è un magistrato della Corte dei Conti che vigila perché non succeda o non sia mai successo? È questo il metodo Report? «Quale altra azienda al mondo tollererebbe una cosa simile? Toc toc Carlo Fuortes. C'è qualcuno in Rai che vuole dire qualcosa su questa pagina indegna per il servizio pubblico?», si chiede Luciano Nobili di Italia viva.

E i suoi rapporti disinvolti con i servizi segreti? Tutto normale? In teoria certe ingerenze sono vietate per legge e sono già costate il tesserino a diversi giornalisti. È ancora tutta da verificare l'ipotesi che i servizi segreti siano veramente interessati a dossieraggi o video ricattatori di dubbia provenienza, come lui fa capire. Mettiamo anche che Ranucci lo ha detto per ingannare i suoi interlocutori. Sapeva di essere registrato a sua insaputa? Milena Gabanelli, che al tempo era responsabile della trasmissione (Ranucci lo è dal 2016) era d'accordo o non sapeva? «O lui la ha tenuta all'oscuro oppure lo ha avallato. E questo potrebbe giustificare la difesa a oltranza e alla cieca della Gabanelli, che comunque sia ne esce malissimo», si lascia sfuggire con il Giornale un giornalista che conosce tutta la vicenda. Pare lo sapesse anche l'allora dg Rai Luigi Gubitosi, chiamato in causa da Ranucci sul Fatto: «Disse che l'attacco meritava risposta».

Se ne (ri)occuperà l'Internal Audit Rai, già aperto su indicazione della Vigilanza Rai, in cui si discuterà anche dei messaggini con minacce e insulti inviati da Ranucci ai consiglieri Andrea Ruggieri di Forza Italia e Davide Faraone di Italia viva dopo l'uscita del dossier che parlava di giornaliste consenzienti coinvolte in rapporti intimi e di altre colleghe che si sono sentite mobbizzate dal conduttore di Report, circostanza questa in parte confermata da Ranucci. Contattato dal Giornale, né l'audit né l'entourage dell'ad Carlo Fuortes rispondono «Mi colpisce che nessun politico parli al Copasir delle minacce ad eletti. Temete i dossier?», scrive su Twitter Guido Crosetto.

Non bastava il caso di Elisabetta Belloni, capo del Dis tirata per la giacchetta nella corsa al Quirinale. È normale che i servizi segreti vengano oltraggiati così, tirati in ballo in oscure trame, ridotti al rango di confidenti se non complici di giochi di potere? Nessuno ha niente da dire alla Vigilanza?

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