La nuova fase della lotta al Covid rimescola gli equilibri tra maggioranza e opposizione, stabilendo convergenze inedite e alleanze impossibili sulle risposte da dare alla «seconda ondata». Da una parte chi auspicava misure più drastiche, dall'altra chi è soddisfatto per la cautela adoperata da Conte nelle chiusure solo parziali e limitate previste dal Dpcm. Nei due fronti si contano partiti di schieramenti opposti, nel primo ci sono Pd, Leu e Forza Italia, nel secondo Lega, Iv, M5s e Fdi e ovviamente il premier Conte insieme al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (Pd). In consiglio dei ministri sono stati in particolare il capo delegazione del Pd Dario Franceschini e il ministro della Salute Roberto Speranza a premere per una stretta più severa da subito, «sennò dovremo chiudere tutto tra qualche settimana».
Ma il premier, e con lui il M5s in crisi di consenso, sanno che il prezzo politico di un nuovo lockdown sarebbe devastante, per l'economia italiana un colpo mortale, per l'esecutivo la probabile pietra tombale. Lo scontro tra rigoristi e moderati si è consumato in vari dossier, come la chiusura di palestre e piscine chiesta da Speranza ma bloccata dal M5s (il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora), così pure sulla scuola, su cui è già in corso il duello tra il governatore piddino Vincenzo De Luca (difeso da Zingaretti) e l'esecutivo sulla chiusura delle scuole campane. Dal Pd è partito il pressing per intervenire subito su orari di ingresso e didattica a distanza a livello nazionale, ma anche stavolta sono stati i grillini a fermare tutto.
La ministra Lucia Azzolina ha ben presente i cortei contro di lei per il blocco delle lezioni in primavera, perciò si è tramutata in paladina della non chiusura (esultano infatti i deputati M5s: «La scuola aperta è una vittoria di tutti»). Su questo fronte si registra una strana convergenza tra sinistra e Forza Italia. «Se c'è emergenza bisogna chiudere le scuole» ha detto Antonio Tajani, numero due di Forza Italia. Per gli azzurri anche sulla movida servivano misure più stringenti, tanto che l'ex presidente del Parlamento Ue arriva a ipotizzare l'intervento dell'esercito («Bisogna bloccare la movida, perché lì ci sono le punte vere del contagio. Servono controlli per strada, se fosse necessario utilizzando anche l'esercito»). Mentre il leader azzurro Silvio Berlusconi rinnova al governo «la disponibilità a collaborare per determinare una strategia complessiva nel contrasto al virus e nel sostegno all'economia».
Sul fronte dei contrari a misure più severe c'è il resto dell'opposizione con i renziani. I leghisti contestano molte cose, il metodo usato da Conte che ha riservato loro solo una telefonata di un minuto prima della conferenza stampa, la confusione delle regole, lo scaricabarile sui sindaci. Ma sul no ad un nuovo lockdown Salvini si ritrova sulla stessa linea del premier. I governatori leghisti sono relativamente soddisfatti dal decreto: «Grazie alle Regioni sono state inserite misure di buonsenso per evitare chiusure indiscriminate per tante attività commerciali» scrivono in una nota congiunta.
Stessa posizione per Fdi, che critica tutto il resto del decreto ma condivide la prudenza di Conte sulle restrizioni. Un'insolita «alleanza» Lega-Fdi-Conte, rafforzata dai comuni dubbi sull'utilizzo del Mes, un cavallo di battaglia della destra sovranista.
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