Mario Draghi va bene, anzi benissimo, purché resti a Palazzo Chigi. Perché il suo trasloco al Quirinale è da evitare in ogni modo, serve uno sbarramento totale. Matteo Renzi, dopo qualche mese nel cono d’ombra, è pronto a dare di nuovo le carte, forte di una consapevolezza: i voti di Italia viva sono importanti, eccome, per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. E il leader vuole utilizzarli per lasciare un segno nella storia repubblicana: far salire al Colle una donna per la prima volta. “Una soluzione che questa volta lo mette d’accordo con Enrico Letta che sta puntando tutto sull’effetto-donna per far proseguire la legislatura fino al 2023”, spiegano a IlGiornale.it nell’area renziana.
Anche se i sondaggi continuano a indicare un partito in difficoltà, dunque, l’ex Rottamatore è consapevole del suo peso in Parlamento, soprattutto per la partita più importante di questo scorcio di legislatura. Quella che arriva all’inizio del prossimo anno. L’obiettivo di Iv è noto: scongiurare in ogni modo il voto anticipato. Spiega una fonte interna a Iv: “Ci sono alcuni elementi oggettivi per cui bisogna andare alle urne nel 2023, come la gestione della prima fase del Pnrr da parte di Draghi”. Ma non è solo questo. “C’è anche una questione di partito. Dobbiamo portare avanti il processo di aggregazione delle forze moderate e liberali”, è la seconda parte del ragionamento raccolto da IlGiornale.it. Tradotto: serve una riorganizzazione dell’area moderata che gravita nell’ambito del centrosinistra.
Casini, un amo al centrodestra
E non è un mistero che l’elezione di Draghi al Quirinale decreterebbe la fine anticipata della legislatura. “A meno che Matteo non faccia qualche altra invenzione…”, sussurrano, speranzosi, all’interno di Italia viva. In realtà, secondo quanto si vocifera, la strategia è quella di trattenere Draghi alla presidenza del Consiglio. Certo, poi questo comporta anche qualche sortita nei confronti del presidente del Consiglio, come avvenuto sulle nomine Rai. Un modo per tornare ad acquisire una maggiore visibilità. La richiesta di una rapida elezione dei nuovi vertici a viale Mazzini è stata lanciata dal deputato, Michele Anzaldi, e rilanciata con un retweet dallo stesso Renzi. “Draghi attivi la convocazione d’urgenza dell’assemblea, che può essere notificata con soli 8 giorni di preavviso”, ha attaccato Anzaldi, chiedendo di “anticipare l’assemblea ad una data che sia entro il 15 giugno e chieda ufficialmente ai presidenti delle Camere Fico e Casellati la convocazione della votazione”. Una polemica non comporta una rottura con Draghi. Ma segna un fatto nuovo nei rapporti tra il numero uno di Palazzo Chigi e Italia viva.
“Sul capitolo Quirinale Renzi ha fatto circolare la candidatura di Pier Ferdinando Casini, gettando un amo alla destra per capire le reazioni”, spiega un renziano, rimasto nel Pd. Un modo per testare gli umori di Salvini&Co. su un nome diverso da quello di Draghi. Anche se lo stesso Casini, senza esporsi, sotto sotto spera di rappresentare una mediazione buona per tutti. C’è poi un paradosso in tutta la vicenda. Nonostante l’antipatia reciproca, ancora una volta il Movimento 5 Stelle è destinato a diventare un alleato involontario di Renzi. Nell’agosto del 2019 è servito a evitare il voto dopo la caduta del governo gialloverde. Adesso i pentastellati sono funzionali a fermare il cammino di Draghi al Quirinale.
I parlamentare del M5S non ci pensano proprio al voto anticipato e d’altra parte dopo aver accettato a malincuore l’ex presidente della Bce a Palazzo Chigi, preferiscono non suicidarsi sostenendolo per la presidenza della Repubblica. E Renzi apprezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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