Due reporter accusati di stupro. Il pasticcio è già un caso politico

Una collega contro la coppia Trocchia ("Domani")-Giudice (La7). Per il pm non ci sono reati. L'avvocato: "Sentire la parte offesa"

Due reporter accusati di stupro. Il pasticcio è già un caso politico
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Un'indagine per violenza sessuale aggravata dall'uso di sostanze, una storia dai confini opachi che vede indagati due noti giornalisti, Nello Trocchia del Domani e Sara Giudice di La7, fidanzati oltre che colleghi in seguito alla denuncia di un'altra giornalista, (ex) amica della coppia, presunta vittima dello stupro. La premessa d'obbligo di questo pasticcio è che il pm romano Barbara Trotta ha chiesto l'archiviazione perché il fatto non sussiste, anche se i legali della ragazza che ha denunciato la violenza hanno già presentato un'istanza di opposizione. Ma le versioni delle due parti nella ricostruzione della vicenda sono assolutamente opposte e incompatibili. Tanto che gli avvocati Grazia Volo e Virginia Ripa di Meana, che difendono Trocchia e Giudice (oltre a sedere entrambe nel cda di Editoriale Domani), se la prendono con La Verità, che per primo ha dato la notizia, parlando di «ricostruzione odiosa e falsa dei fatti» che «contrasta totalmente con le risultanze investigative che dimostrano la totale infondatezza della denuncia e della versione della denunciante». «Le risultanze sono totalmente e completamente diverse da quelle uscite sulla Verità e riprese poi da Repubblica e da Dagospia ribadisce al Giornale l'avvocato Volo e non corrispondono agli atti investigativi. Rincorse, aggressioni agli atti di questa indagine non c'è assolutamente nulla di tutto ciò». Il tutto mentre invece Alessandro Gentiloni Silveri, legale della presunta vittima, denuncia la mancata applicazione del «codice rosso», in quando la giovane giornalista che ha denunciato la violenza non è mai stata ascoltata dalla pm durante le indagini, come invece la legge prevede che venga fatto entro tre giorni.

Tutto comincia il 29 gennaio scorso nel quartiere romano di Trastevere, in una birreria dove Sara Giudice stava festeggiando il compleanno con Trocchia e altri amici, tra cui la presunta vittima. Che avrebbe sostenuto, stando a quanto ricostruisce la Verità, di aver bevuto solo una birra e un paio di drink e di essere poi stata oggetto di attenzioni da parte della festeggiata, prima di bere offerto non si sa da chi - un misterioso sorso di superalcolico che l'avrebbe mandata in tilt. La ragazza poi sarebbe finita in taxi insieme ai due indagati, seduta tra di loro sul sedile posteriore e, prosegue il racconto del quotidiano, baciata e palpata da entrambi, che l'avrebbero fatta scendere con loro, intenzionati a farla salire in casa. Ma, secondo la Verità, la ragazza sarebbe «fuggita» in un «barlume di lucidità» balzando sul taxi (col tassista che avrebbe riferito, riferisce il quotidiano, che la ragazza «biascicava», e che lui avrebbe aspettato qualche istante dopo averli lasciati, permettendole così di risalire a bordo) e tornando a casa. Dove, rileva l'articolo, dopo un confronto con il compagno, avrebbe deciso di far analizzare le proprie urine, trovando tracce di Ghb, la droga dello stupro (che però non sarebbero emerse dal controesame della Procura) per poi il 2 febbraio procedere con la denuncia per violenza sessuale. Ma al pm il tassista, pur confermando di aver assistito ad atteggiamenti intimi dei tre, avrebbe sostenuto che sembravano «spontanei», che nessuno dei protagonisti appariva forzato. Anche lo stato di estrema confusione della ragazza non avrebbe trovato conferma né nel racconto del tassista né in quello degli altri testimoni. Un pasticcio, insomma, uno scontro di verità opposte in una storia scivolosa. Con Trocchia che sarebbe già pronto a denunciare per calunnia la presunta vittima nel caso in cui, il 10 dicembre, venisse confermata l'archiviazione.

E il caso è già politico. Attacca Fdi con Susanna Campione, della Commissione sul femminicidio: «Prendiamo atto che per La7 e per il Domani», «il rispetto della riservatezza e segretezza delle indagini, specie quando si tratta di una dolorosa vicenda privata, è pieno e quanto mai assoluto.

Spiace però rilevare che questo non vale e non è accaduto in altri casi», mentre il Pd con Valeria Valente chiede che «non vi siamo tentativi di politicizzare il caso» e si mantenga «una trasversalità e neutralità politica» «capace di mettere sempre e solo al centro la difesa delle donne».

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