"Tra due settimane inizieremo a capire. Ma preoccupa l'Europa in ordine sparso"

L'infettivologo: dobbiamo aspettare. Immunità di gregge? Una sciocchezza

"Tra due settimane inizieremo a capire. Ma preoccupa l'Europa in ordine sparso"

A che punto è l'emergenza Covid-19? È possibile fare previsioni? Lo abbiamo chiesto a Gianni Rezza direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità. Ieri la Protezione civile ha diffuso gli ultimi dati: in totale 27.980 e in Lombardia 14.649. una progressione esponenziale. Ma il numero degli attualmente positivi è in lieve calo.

Professor Rezza, 8 giorni fa è stato imposto un giro di vite sulle misure di contenimento. A che punto siamo? Possiamo prevedere il picco?

«È ancora presto per una previsione puntuale. Occorre aspettare una, anzi meglio due settimane. Non possiamo abbassare la guardia. Nella ex zona rossa, a Codogno, le cose vanno meglio. L'indice di trasmissione della malattia è sceso sotto l'uno. E l'R zero, ovvero il numero delle persone che un singolo positivo riesce a contagiare, scende se le persone evitano i contatti».

In Sudcorea e Singapore l'epidemia è stata contenuta prima e senza misure così drastiche. Cosa ha funzionato meglio?

«In Corea del Sud sono stati bravi a rintracciare la catena di trasmissione. Però per loro era più facile perché il contagio, il focolaio faceva riferimento a una setta ed è stato più facile individuare tutti gli appartenenti. Poi hanno fatto test a tappeto ed è stato possibile circoscrivere l'epidemia in breve tempo».

In Italia siamo arrivati tardi?

«Certamente il virus circolava già da qualche settimana qui da noi rispetto alla data in cui l'abbiamo scoperto. Era presente già da metà gennaio ma francamente non era possibile individuarlo perché poteva inizialmente essere confuso con l'influenza di stagione in atto».

I numeri della Lombardia sono in crescita e anche il dato sulla gravità dei casi e la mortalità sembra peggiore della Cina.

«Noi stiamo facendo i test soltanto ai pazienti sintomatici che sono quindi quelli che stanno peggio. Se restringi la platea il dato si alza ma è sovrapponibile a quello cinese».

Quello italiano non è un coronavirus mutato e più aggressivo?

«Abbiamo analizzato il genoma, ci sono piccole mutazioni ma il virus è quello è arrivato dalla Cina».

Che cosa possiamo aspettarci nel resto d'Italia?

«L'attesa sarà la stessa qui e per il resto d'Italia per avere un quadro: almeno 2 settimane. A Codogno va meglio perché ha iniziato prima ma non dobbiamo mollare e sperare che le severe misure applicate anche al Sud prima dell'impennata dei casi impediscano al virus di diffondersi come al Nord».

Uno studio inglese prevede che il 70% della popolazione venga contagiata. I responsabili della Sanità in Uk puntano all'immunità di gregge. Cosa ne pensa?

«Certo che se non prendi misure di contenimento e non fai niente alla fine su ammalano tutti. Puntare all'immunità di gregge contro il coronavirus è una sciocchezza: farlo circolare fino a che il 60-70% non sviluppa l'immunità è una scelta che lascia sul campo molte vittime Ci sono 200 scienziati inglesi che si sono appellati contro questa decisione. E le cose potrebbero cambiare se questa strategia si unisse a misure di contenimento, per ritardare in qualche modo l'ondata di casi. Forse l'idea è quella di lasciar infettare le persone un po' alla volta, ma come fare?».

Come si stanno muovendo gli altri paesi europei?

«Preoccupa vedere l'Europa in ordine sparso.

La Spagna è partita un po' in ritardo ma ora ha adottato misure forti, la Germania sembra contare sul suo sistema sanitario nazionale, la Francia è altalenante e nei giorni scorsi ha chiamato le persone al voto. E anche il supporto che è arrivato a livello europeo non è stato sufficiente».

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